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Il problema politico di una pessima classe dirigente

 

  Si è fatto un gran parlare in questi giorni di liberalizzazioni, finte liberalizzazioni, liberalizzazioni per decreto. Le ultime due,forse, descrivono al meglio la mossa del ministro Bersani. Senza la tanto amata concertazione,questo governo ha fatto finta di liberalizzare. Finendo con il devolvere al comune la gestione delle licenze dei taxi e con il non toccare le libere professioni. Puoi fare un gran parlare di liberalizzare le tariffe se non liberalizzi l’accesso alle professioni. Serve a poco, forse a niente. Anche perchè l’Ordine degli avvocati di Udine ha già fatto sapere che chi non si atterrà alle regole in vigore prima del decreto (tariffario minimo e niente pubblicità) sarà espulso dall’ordine e quindi non potrà esercitare. Quindi sarebbe meglio parlare di federalismo tassinaro e incasinamento forense, piuttosto che di liberalizzazioni. Però se i rappresentanti delle due categorie protestano un motivo ci deve essere. E il motivo, spiegato benissimo dai gemelli, è che quando un mercato si apre,quando si tocca un totem che sembrava immodificabile finisce con l’instaurarsi una dinamica a metà fra l’economia e il diritto per cui diventa non solo lecito,ma doveroso, premurarsi di fare di più e meglio. Un effetto domino,insomma. Ma,come detto nel titolo, il problema economico/giuridico è di pochissimo conto visto la portata della liberalizzazione in atto. Il problemaè tutto politico. Bersani ha finto di fare una cosa di destra per farne molte altre di sinistra(decreto Visco) e i nostri deputati sono rimasti col cerino in mano, a guardarsi smarriti. Avrebbero dovuto prendere in mano l’iniziativa, con rinnovato spirito liberale e dire: noi non lo facemmo, perchè le priorità erano altre ma visto che siamo d’accordo sull’utilità del provvedimento presenteremo in Parlamento un disegno di legge molto più coraggioso. Una licenza in regalo a ogni taxista, abolizione del valore legale del titolo di studio, abolizione degli ordini professionali, e via di questo passo. Thatcherismo puro,anzichè no. Ma noi non ce l’abbiamo una classe politica di questa levatura, noi stiamo a fare gli interessi di bottega. Noi siamo quelli che “siamo tutti taxisti” e “siamo tutti notai”, noi abbiamo mandato in parlamento un nugolo di protettori dei privilegiati da far inorridire i nostri miti (Reagan cosa direbbe di questi qui?!). Ieri sul Giornale, Nucara ci ha spiegato di come, nella scorsa legislatura, Berlusconi spinse per un’apertura dei mercati e La Russa si oppose stizzito. E l’Udc fece da sponda. Oggi i ruoli non sono cambiati: AN fa la stizzita e l’Udc fa la sponda. Tutto uguale il valore assoluto, è il segno ad essere opposto: la destra stizzita lascia solo Berlusconi e il centro fa da sponda alla sinistra. Se davvero Adolfo Urso è d’accordo su questo provvedimento, lo dica al suo partito di far approvare una mozione al prossimo congresso. La Russa e Storace compresi. Se davvero Follini e Tabacci si spellano le mani per questo decretino, vengano in tv a farci vedere cosa proposero a loro tempo,quando stavano al governo. Pronti a ricrederci un secondo dopo che lo avranno fatto, ma per ora rimaniamo della nostra umilissima e morettiana opinione: con questi dirigenti non vinceremo mai. Pessimi strateghi e pessimi ideologi. Pessimi,e basta.

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