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Good Night, Good Luck

Buonanotte Forza Italia. Mandata in soffitta senza nemmeno tanti rimpianti, quella che è stata la formazione politica più rivoluzionaria degli ultimi vent’anni chiude oggi la sua straordinaria esperienza di partito. Un’esperienza fatta di anni di governo, di giorni interminabili di opposizione, di “traversate nel deserto”, di sconvolgimenti interni, di polemiche, di slanci di innovazione. Un partito fatto di anime diverse: quella socialista, quella post-democristiana, un buon numero di comunisti convertiti sulla via di Arcore e una consistente pattuglia di neofiti dell’agone parlamentare. Un partito che, forse, una sua anima vera non l’ha mai avuta. Ha provato la strada del liberismo, della lotta ai “lacci e lacciuoli” statali, finendo irrimediabilmente per impantanarsi nella palude della macchina statale. Ha cercato poi la strada del liberalismo di massa, della rivoluzione silenziosa, della maggioranza invisibile. I numeri c’erano, la voglia di cambiare anche, ma i risultati non sono arrivati. In questi quattordici anni di alti e bassi, Forza Italia, ha tenuto dritta la barra dell’atlantismo e del filo-americanismo. Almeno quello, nonostante le spinte esterne che invitavano a fare altro, non è cambiato mai. Berlusconi è sceso in politica ormai 14 anni fa, portando un messaggio di innovazione e di speranza. La Politica del Fare, la cultura del Merito, il rilancio di un ruolo attivo per la società civile. Attorno a lui si sono stretti, idealmente, uomini provenienti dal vecchio pentapartito e dalle vecchie scuole ideologiche ma anche tanti, tantissimi giovani “ex-niente”. Che non erano stati Comunisti, non erano stati Democristiani, non erano stati Socialisti. Ma che si sentivano parte di un grande Popolo, fino ad allora silenzioso e sottorappresentanto. Non è andata, diciamocela tutta. Non c’è stata la rivoluzione, nè liberale nè di massa. E più che un grande cambiamento è stato un tirare a campare: niente riduzione delle tasse, niente sburocratizzazione reale, niente “più mercato”. Niente. Niente, nemmeno sul fronte del Merito. Quello che Berlusconi oggi scioglie, così come aveva creato, è un partito ingessato nella corsa a chi fa più il simpatico con il leader e non è capace da tempo di esprimere una classe dirigente degna di tal nome. Colpa di una legge elettorale a liste bloccate che premia non i più bravi ma i più allineati e di un movimento che non ha mai saputo declinare il termine “democrazia”. Nasce “Il Popolo della Libertà” e ne siamo tutti contenti. Perchè l’Italia ha un suo partito moderato, liberale, conservatore di riferimento. Ma sappiamo tutti che, al di là della gioia per un passo ulteriore verso la casa dei moderati, rimane il timore che si ricominci semplicemente da capo, in un interminabile “gioco dell’oca”. Senza democrazia, senza primarie vere, senza temi anche ideali di cui discutere, Berlusconi farà l’ennesima rivoluzione a metà: si consacrerà come un grande innovatore, capace di cogliere le spinte della nostra società come nessun altro ma incapace di pensare a qualcosa che sopravviva a sè stesso. Certo, non è questa la sua priorità. Ma forse, a questo paese, servirebbe. A lui e a noi, Buona Fortuna.

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