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Vincere guardando avanti

Prodotto di un predellino o di una manifestazione oceanica contro la Finanziaria Prodi, ormai poco importa. Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno salutato i propri iscritti e si sono date appuntamento oggi, alla Nuova Fiera di Roma, per il vernissage ufficiale di quello che diventerà il primo partito italiano per dimensioni e per centralità politica. Parlare al futuro di un partito che ha già vinto le elezioni politiche, quattro elezioni regionali e un numero altissimo di amministrazioni locali pare oggettivamente fuori luogo. Tuttavia, occorre rispettare un minimo di forma e riconoscere che oggi a Roma, ufficialmente, il Popolo della Libertà nasce. Nasce sotto lo stellone fortunato e carismatico di Silvio Berlusconi, che lo ha voluto più di ogni altro come casa ideale di tutti i liberali, moderati e conservatori della penisola. Ma nasce anche dal pensiero di Pino Tatarella, di Gianfranco Fini e dei tanti che dentro An hanno a lungo teorizzato l’idea di un “Country Party” in grado di unire il centrodestra italiano. Nasce senza gli ex democristiani dell’Udc, ma ce ne faremo una ragione. Nel merito e nel metodo questo partito non appartiene agli schemi vecchi della politica italiana e,forse, con un gesto coraggioso e pazzo Berlusconi consegna alla storia la “sua” Seconda Repubblica per aprire l’ultima fase dell’era berlusconiana e consegnare al paese la sua straordinaria eredità politica. Un partito che vincerà soltanto se saprà scrollarsi di dosso le nostalgie democristiane e socialiste, le velleità pseudo liberali, i rigurgiti antistorici di certa destra sociale. Sarà vincente se saprà chiedersi dove vuole andare e non da dove viene. Perché, qui, il problema non è capire con che background culturale e politico arriviamo a Roma ma come trasformare questa intuizione in un grande motore di cambiamento.

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