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Ciao, geniale disubbidiente

Foto Ansaldi Geniale, nella sua capacità di progettare scenari che ai più sfuggivano. Eretico, nel suo sentirsi sempre e comunque una voce fuori dal coro. Disubbidiente, perché incapace di starsene mentalmente fermo al proprio posto. Scomodo, perché un politico con un “don” davanti non si vedeva dai tempi di Sturzo. Gianni Baget Bozzo non è stato un personaggio qualsiasi. Non lo è stato per capacità, per ruolo, per strumenti culturali. E non lo è stato perché se c’è un vero padre ideale della rivoluzione del ’94, allora quel padre è proprio lui. E’ stato lui, più che Berlusconi, a scrivere quella Carta dei Valori, diventata la pietra fondante di Forza Italia prima, del centrodestra poi e del Popolo della Libertà oggi. E’ stato lui, su indicazione e spinta di Berlusconi, a dare cittadinanza politica ad una maggioranza silenziosa di elettori che vedeva travolti i suoi riferimenti ideali e politici dallo tsunami giudiziario di Tangentopoli. Lui, più di chiunque altro, ha letto, compreso ed elaborato il centrodestra che verrà. Liberandolo dai vecchi pregiudizi e affrancandolo da un passato che lo avrebbe condizionato irrimediabilmente, consegnando il paese alla sinistra per decenni. Se c’è qualcuno che ha saputo fare sintesi tra la destra postfascista, il centro ex-democristiano e le minoranze creative liberali di questo paese è stato don Gianni. Prima e meglio di chiunque altro ha capito che nessun’anima sarebbe stata autosufficiente. Prima e meglio di chiunque altro ha compreso che la fusione morbida tra le diverse spinte avrebbe portato il centrodestra ad elaborare un progetto credibile per il paese. Diverso da tutti, e per questo mai compreso a fondo da una sinistra che lo ha sempre trattato con snobismo e sufficienza e da un centrodestra che non ha saputo valorizzare una delle poche menti pensanti del nostro schieramento. E’ stato un geniale disubbidiente, e così vorrei ricordarlo oggi.

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