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Ripartire dalla gente

E’ possibile all’interno del Pdl affrontare in termini sereni un dibattito per così dire culturale sul partito senza per questo essere accusati di lesa ortodossia? Crediamo di sì. Sia ben chiaro, il Pdl inteso come risultato del divenire di Forza Italia e Alleanza Nazionale è l’espressione vincente di molte partite, alcune assai rilevanti. Berlusconi ha polarizzato il voto di centrodestra quando sembrava che il paese, al crollo della prima repubblica, fosse necessariamente consegnato alla guida della sinistra. Le innovazioni negli assetti istituzionali del paese, delle regioni, dei comuni hanno garantito governabilità e tempestività delle decisioni. E poi il bipolarismo che ci avvicina alle più mature democrazie occidentali. Non ultimo il risultato elettorale del Pdl alle elezioni amministrative ed europee, a riprova dell’approvazione che l’elettorato ha tributato al progetto. Questo ed altro è, nessuno può negarlo, nel corredo di quell’area di pensiero che partendo da Forza Italia e arrivata all’oggi. Uno scenario che, peraltro,vede l’assenza a sinistra di un progetto in grado di sovvertire la situazione. E non sono affermazioni di parte. Accanto ai risultati, ragguardevoli, tuttavia, vi sono anche questioni oggetto di dibattito. Nella ricerca costante del risultato, forse, si sono un po’ perse di vista democrazia interna e rappresentanza dei territori. Si badi bene, non si tratta di una debolezza organizzativa del Pdl, tutt’altro: gli strumenti della comunicazione e del momento elettorale sono anzi di tutto rilievo. Il partito non è certo più di plastica, si pensi alle grandi mobilitazioni di piazza o dei gazebo. Si tratta piuttosto di una qualche carenza nella partecipazione democratica, nel latitare di luoghi e strumenti di dibattito, nell’enfasi eccessiva del ruolo degli eletti. E’ lì, va detto senza infingimenti, che occorre lavorare. Il problema non sono le dirigenze attuali di regione e provincia, assolutamente stimabili, ma la sensazione che vada recuperato qualcosa al senso democratico e di partecipazione che larga parte di noi si portano addosso. Le ultime competizioni amministrative hanno visto l’elezione di tanti nuovi tra i consiglieri comunali e i sindaci della nostra provincia. A loro e ai tanti, tra gli iscritti, che vogliono militare, va detto qualcosa intorno ai temi della partecipazione e del dibattito, che non possono indefinitamente essere elusi. Quanto a Udine occorre essere consequenziali: il Pdl non può essere etero diretto da un lato né monopolio di alcuni. Solo gli iscritti,accanto agli eletti, in quanto espliciti aderenti hanno diritto di concorrere alle scelte. Questo in barba ai cosiddetti poteri forti; a chi vorrebbe decidere in casa Pdl pur essendo esponente di altri partiti; a chi nello stesso nostro partito preferisce il centrodestra udinese debole piuttosto che forte. Il senso dei partiti, esplicita la costituzione, pare proprio questo. In alternativa una democrazia mediatica, liderista o le scelte di pochi. Massimo Blasoni e Adriano Ioan, Pdl Udine

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