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Falopis/Cantonate

Le “falopis” (cantonate) di Io Donna: Beckett e Brecht non sono costati nulla In friulano si chiama “falope”, in italiano “cantonata”. E’ quella che hanno preso i due giornalisti autori dell’inchiesta sul settimanale Io Donna intitolata «Parlare furlan è un fiume di sprechi». Sono tanti gli errori, le inesattezze e le insinuazioni fatte dagli autori dell’articolo, ma vi basti un solo esempio: nell’articolo in questione si nominano, in particolare, i libri «Spietand Godò» di Samuel Beckett e «Mari Courage e i siei fîs» di Bertolt Brecht, al punto che la traduzione di questi due autori è stata ripresa da altri giornali come simbolo degli sprechi per la lingua friulana. Peccato che le due traduzioni siano state pubblicate dalla “Clape Culturâl Acuilee” di Gianni Nazzi che non ha ricevuto sovvenzioni per editarli e continua ancor oggi a editare la collana delle traduzioni (giunta al 39° titolo) senza chiedere soldi pubblici. Cosa ancor più clamorosa, i due libri sono usciti nel 1977 e nel 1978! Più di vent’anni prima della legge 482 e dei suoi contribuiti (che, per altro, non possono andare a soggetti privati). Allora come adesso, infatti, i friulani continuano a produrre materiali in marilenghe comunque. Io Donna e i giornali che stanno riprendendo quanto pubblicato, insomma, hanno trasformato la Clape Culturâl Acuilee, che ha sempre rivendicato con orgoglio di non aver mai ricevuto soldi pubblici, in un simbolo degli sprechi. Gli autori dell’inchiesta, che per svolgerla sono venuti in Friuli, avrebbero almeno potuto guardare la data di edizione scritta sui due libri. Dobbiamo forse desumere che non abbiamo mai avuto in mano quello che hanno addirittura additato a simbolo dello spreco e del ridicolo? O forse era tanto difficile trovare degli sprechi che hanno dovuto inventarseli… Comunicato del Comitât 482.

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