Tutti Ostellino

In Italia si può dire tutto e il contrario di tutto. L’importante è che non possa essere interpretato, anche vagamente, a favore del Presidente del Consiglio. Piero Ostellino è un liberale ingenuo. Uno che ha creduto, sbagliando, di poter affermare l’ovvio.

Ha detto, senza mezzi termini, quello che larga parte degli italiani pensa della propria vita privata ma che l’isteria collettiva impedisce di applicare a Silvio Berlusconi: che le conversazioni tra persone sono inviolabili così come è inviolabile la corrispondenza privata. Che, di più, esporre quelle conversazioni in pubblica piazza, processare le intenzioni e i pettegolezzi, ergersi a giudici morali di chichessia è pratica buona per moralisti accattoni ma non per uno stato di diritto. L’ha detto con la franchezza che dovrebbe caratterizzare ogni liberale degno di tal nome. Perché qui, Berlusconi o no, in gioco è la dignità di persone che potrebbero non aver commesso mezzo reato e perché, Caimano a parte, si è sbattuto più di un mostro in prima pagina e si sono marchiate di indegnità decine di vite private che forse meritavano più rispetto.

Per questo, 52 giornalisti del Corriere della Sera, hanno sentito il bisogno di firmare una lettera di censura a Piero Ostellino, colpevole di non essersi lanciato, con la bava alla bocca, sul cadavere del berlusconismo ormai al crepuscolo.

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