Nostalgia Canaglia

Tutto ci saremo aspettati meno di dover sentire un esponente di un sedicente governo di centrodestra lanciarsi in peana fuori tempo massimo sull’Iri e la vecchia Mediobanca. Tremonti è un tecnico eccellente, probabilmente uno dei ministri più stimati in Europa ed è certamente un fine comunicatore; lontano dalla dirompenza del Premier ma non per questo meno capace di un’importante attività di agenda-setting. Se sulla capacità di dare il tempo al dibattito politico economico nel nostro paese siamo d’accordo, quel che continua a rimanerci indigesto sono i temi che il superministro sceglie di propinarci.

Avevamo quasi digerito, voltandoci dall’altra parte e fingendo di non vedere, la prodezza del Governo che per decreto rinviava le assemblee delle società quotate al solo scopo di evitare una scalata francese a Parmalat. Ci sembrava e ci sembra un trucchetto degno di quelli che al parchetto si portano via il pallone quando perdono ma ci eravamo in ogni caso persuasi che si trattasse di una misura straordinaria e disperata.

Poi è arrivato il nuovo ruolo delineato per la Cassa Depositi e Prestiti che potrà assumere partecipazioni (anche di maggioranza, visto che non è esplicitamente escluso) in aziende ritenute strategiche per il nostro paese. Siamo per natura contrari a interventi pubblici nell’economia e questo più che un intervento derubricabile alla voce “mali necessari” ci pare una vera e propria invasione di campo capace in un sol colpo di far perdere credibilità al nostro sistema e scacciare da dove son venuti larga parte dei già pochi investitori stranieri.

Ieri Tremonti ha chiuso il cerchio, ricordando a tutti quanto servirebbe una nuova IRI (Prodi, anyone?) e una Mediobanca come ai bei tempi andati. Lui ha nostalgia, noi anche. A lui mancano molto le partecipazioni statali, a noi lo spirito del 1994.

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