Cuba Libre

Ed ora chi consolerà gli aficionados di una delle ultime tirannie comuniste del globo che ha deciso, con estrema cautela sia chiaro, di intraprendere il primo passo in direzione dell’odiata economia di mercato?

Adusi a sventolare bandieroni con la bandiera del paradiso rosso caraibico e i faccioni accigliati, come si conviene, dei due dioscuri della oramai lontana rivoluzione, gli apologeti nostrani del miracolo de l’Avana dovranno malinconicamente ripiegare sulla paranoica satrapia nordcoreana, ultima thule del marxismo-leninismo ortodosso con l’inconveniente di non offrire i conforts materiali e spirituali della prima.

Come compensare , infatti, il carisma del Castro che fu e dell’ icona pop Che Guevara con il grigiore catacombale della dinastia Kim? O, ancora, il mare, il rhum e le escort a buon mercato che rendevano, a buon diritto, Cuba un’ oasi felice dove ristorare il corpo e la mente dalle immani fatiche sulla via stretta della palingenesi socialista?

Ma sic transit gloria mundi! E, alla fine, toccherà farsene una ragione e svuotare l’amaro calice della verità fino alla feccia. Ad iniziare dal totale disastro economico causato non dal perfido embargo dei gringos americani quanto dalla fallacia assoluta di una politica pianificatrice che rendeva lo stato padrone assoluto di qualsiasi attività degli sfortunati sudditi.

Il modello è noto e non ha prodotto che risultati catastrofici in ogni parte del mondo: nemmeno qui poteva essere diversamente. In fondo la tragedia del comunismo mondiale è consistita proprio nel fatto che, come la legge, non ha mai ammesso eccezione alcuna. Col procedere dello sfacelo la cartapesta propagandistica è venuta miseramente a crollare: niente sanità “gioiello”, niente istruzione di prim’ordine, ordine pubblico e giustizia allo sbando facile preda di truffatori e malavitosi di ogni risma come e peggio che ai tempi del famigerato Batista. In mezzo a cotanto dramma suona come farsesco il fatto che il governo stesso si fosse preso la briga di censurare il film del tronfio Michael Moore che esaltava all’inverosimile e senz’alcun ritegno il sistema ospedaliero cubano contrapponendolo all’ omologo statunitense additato come classista e discriminatorio.

Ma nonostante il tentativo di sgravarsi di tutta la decennale zavorra ideologica, il tentativo di rinnovamento difficilmente andrà in porto: Cina e Vietnam, altri due casi di transizione in corso, hanno realtà alquanto diverse e ben altre risorse per reggere all’urto  del cambiamento incombente. Il crollo del regime cubano dovrebbe essere alquanto più repentino e meno problematico di quanto prefigurato in quei due giganti asiatici.

E chissà che ai nostri rivoluzionari da salotto toccherà perfino l’amara sorpresa di vedere completamente demoliti i miti di una remota gioventù, il cavaliere senza macchia e senza paura e il guerrigliero impavido, come accadde nell’ URSS post-staliniana con il XX congresso che mise alla berlina i crimini orrendi del piccolo padre Josif Stalin.

 

SALVATORE ANTONACI, 40 anni, già militante e dirigente radicale, attualmente cittadino di Tocqueville e della Terra di Mezzo liberale e libertaria con una spiccata simpatia per l’utopia individual-capitalistica  di Ayn Rand. Curatore del blog “La Sentinella della Libertà”, collaboro con diversi web-magazine e siti d’area come “Liberiamo”, “Movimento Libertario” e “Neolib”. Molti interessi accomunati da un’unica caratteristica precipua: un’insaziabile, vorace e morbosa curiosità.

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