Leave Clint Alone

È accaduto anche questa volta, come ai tempi di “Gran Torino” e “Invictus”: la macchina si è messa in moto ed è giunta alla conclusione che Clint Eastwood è un progressista. Hanno cominciato i media americani, non appena trasmesso lo spot che la Chrysler aveva realizzato per il Super Bowl, e da lì i cronisti di casa nostra hanno attinto a piene mani: dal Corriere della Sera a Repubblica, infine il Fatto Quotidiano che per avallare la tesi ha passato in rassegna alcune pellicole dell’attore/regista americano, con Stefano Corradino . A leggere il pezzo in questione, chiunque non si senta di sinistra pare costretto a fare ammenda sulla pubblica piazza per essere razzista, corrotto, violento, omofobo.

Da “Gli spietati” all’ultimo “J. Edgar”, ci sono tutti, con una succinta trama che tira l’acqua al mulino della vulgata generalista. Peccato che Corradino dimentichi un elemento fondamentale dell’opera di Eastwood: l’individuo che si trova a fare i conti con la vita, spesso attraversata da situazioni drammatiche, non negando mai le proprie origini e provando a darle un senso. Che sia un buono o un cattivo, senza distinzioni, ma conservando la sua identità.

Dunque, nell’articolo si legge ancora che il vecchio Clint, di fronte alle domande dei giornalisti, abbia risposto di non sostenere nessun candidato alla corsa alla Casa Bianca. “Tradotto: non tifo Obama (ma neanche per il candidato repubblicano…)”, è l’interpretazione di Corradino: a parte il fatto che il candidato ufficiale repubblicano ancora non è stato scelto, non ci sarebbe nulla di stravagante qualora Eastwood si astenesse dal fare un endorsement per l’uomo del GOP. E se – come probabile – dall’urna dovesse uscire Mitt Romney, l’idea che un filo libertarian come lui possa patteggiare per l’ex governatore del Massachusetts è quanto mai improbabile. Ma esiste soprattutto un precedente storico che sgombra il dibattito da qualsiasi dubbio: Clint nel 1980 sostenne Ronald Reagan e lo stesso accadde quattro anni più tardi per la rielezione del presidente al quale piaceva rilassarsi guardando i film del burbero ispettore Callaghan o del mastino sergente Gunny. 

Nella svolta artistica di Eastwood, Corradino intravede una svolta politica: “Il vecchio conservatore Clint è in realtà un giovane progressista, e i suoi ultimi film sono un richiamo costante all’America contro il pericolo di abdicare alla difesa dei diritti e delle libertà civili”. Deve avere le idee parecchio confuse a proposito, dimenticandosi che negli USA vige anche il diritto di possedere un’arma da fuoco per difendersi dai soprusi dello stato. Il caro Clint è semplicemente invecchiato e guarda all’attualità con gli occhi di un anziano: ma l’uomo è sempre quello.

La stoccata finale la firma del Fatto se la infligge da sé, citando una famosa frase di Eastwood: “Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue”. Resosi forse conto dell’azzardo, ha provato a tagliare corto: “Democratic or Republican? Poco importa”. Importa eccome, invece. Se davvero Clint fosse un progressista, di fronte alla domanda sulle personali intenzioni di voto prima si sarebbe espresso, poi avrebbe chiesto all’interlocutore quali fossero le sue e accertate eventualmente le posizioni diverse, avrebbe ribattuto: “Ma come fai a votare quelli?”. Al contrario, ha pronunciato lo slogan preferito dai tipi come lui: “Leave me alone!”.

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