#Hashtag/2

Settimana politica particolarmente tormentata, tra “caso Lega” e gli ormai cronici problemi del governo sull’articolo 18. Twitter, al solito, è un universo parallelo molto simile al mondo reale.

I cinguettii di questa settimana sono stati in larga parte monopolizzati dal tesoriere padano #belsito e dalle vicende di #legaladrona. Non appena l’inchiesta delle procure di Milano, Reggio Calabria e Napoli è diventata di pubblico dominio, gli utenti si sono scatenati. «Pare classista e lombrosiano ma si diceva da sempre che bastava guardarli in faccia» attacca Nicola Cassetta (@nicassetta), mentre Francesco Pennesi (@francescopenne) nota «Mi fanno tenerezza i giornalisti/politici che urlano: modifica legge rimborsi elettorali subito! Ci volevano Lusi e Belsito per capirlo?». Mario Adinolfi (@marioadinolfi) si spinge oltre e chiede «Qual è la differenza tra i soldi dati da Belsito al Sinpa di Rosy Mauro e quelli dati da Lusi all’associazione di Enrico Letta o di Bindi?». Secca la replica di Franco Maria Fontana (@francofontana43): «quelli di Belsito sono di meno». Sulla differenze di trattamento tra i due casi si sofferma anche Claudio Messora (@byoblu): «E come mai – si chiede – ai finanzieri che bussarono per Lusi il Parlamento negò l’ingresso, mentre a quelli per Belsito oggi stendono i tappeti rossi?». Risponde, spostando il tiro, il deputato Pd Andrea Sarubbi (@andreasarubbi): «ora, il problema è serio: ma se vanno a cena Lusi e Belsito, chi paga?». Ad inchiodare i leader nazionali alle loro responsabilità ci pensa l’eurodeputato Magdi Cristiano Allam (@magdicristiano): «Lusi della Margherita e Belsito della Lega indagati per truffa. Rutelli e Bossi si dicono estranei. Erano tesorieri nazionali e non uscieri!».

La vicenda leghista è troppo ghiotta per potersi concludere con un semplice tiro al piccione contro l’ormai ex tesoriere. Tutto il movimento padano viene preso di mira da un’ondata di tweet con il dissacrante hashtag #legaladrona: una vera e propria nemesi per un movimento che aveva fatto delle ruberie romane il suo talking point preferito. Inizia a sparare sulla croce rossa il finiano Gianmario Mariniello (@gmariniello82): «Bossi oggi nomina nuovo segretario amministrativo della #legaladrona: si accettano suggerimenti… Tanzi e Maddoff hanno tanto tempo libero», mentre Luca Romeo (@lucaromeo77) ricorda la profezia di Saviano: «Certo che se son vere metà delle cose che stanno uscendo @robertosaviano aveva ragione e lo scenario è veramente inquietante». GDSAnto (@_kuball_) non crede più a nessuno e twitta uno sconsolato «Ok #legaladrona, ma nel frattempo il Pd sostiene ancora Lombardo in Sicilia». Vanno forte, ovviamente, anche alcune tesi complottiste. Ne abbiamo scelte due: la prima è di Agostino Di Pasquale (@agodipasquale): «lungi da me difendere #legaladrona – dice – ma è poco casuale questo accanimento mediatico: forse i leghisti non erano favorevoli al papocchio elettorale in progress?». Più raffinato Eugenio Cipolla (@eugcipolla): «Il sospetto che il Belsito gate sia un’opera di distrazione della massa mi assale.Non si parla più di tasse e suicidi. Solo dei vizi di Bossi».

Se la Lega ispira – e molto! – la twittosfera di sinistra, il Governo Monti e la riforma del lavoro sono stati in questi giorni ottimi spunti di riflessione per le twitstar vicine al centrodestra. Al grido di #bluffitalia lanciato da Federico Punzi (@jimmomo) è partita la rivincita dei tanti vicini al Pdl che mal hanno digerito il governissimo tecnico e, soprattutto, i recenti dietrofront sulla riforma dell’articolo 18. «Se c’è ancora qualcuno che paragona Monti o Fornero alla Thatcher gli faccio una pernacchia, la registro e gliela spedisco» spiega uno scatenato Punzi, mentre Enzo Reale (@enzreale) si chiede: «Ma tutti ‘sti liberali che Monti sì che è dei nostri, oggi esattamente in che grotta si sono rintanati?». Una spiegazione un po’ più filosofica arriva da Il Fazioso (@ilfazioso): «#bluffitalia è la rassegnazione a tasse e sprechi a cui ci sta abituando #Monti».

Se sulla politica in senso stretto la rete si divide, è unanime invece il cordoglio per la scomparsa di Miriam Mafai. Mara Carfagna (@mara_carfagna) la ricorda come «Giornalista appassionata, politica impegnata. Donna libera» mentre un altro ex ministro del Governo Berlusconi come Giorgia Meloni (@giorgiameloni) rivolge «Un pensiero sincero per Miriam #Mafai, che sapeva difendere le sue idee rispettando quelle degli altri. Colta, intelligente, gentile. Addio». Parole molto simili a quelle del direttore di Repubblica Ezio Mauro (@eziomauro) che la dipinge come «una donna fortissima e dolcissima, giornalista che sapeva spiegare perché voleva capire». E Marino Sinibaldi (@marinosinibaldi) chiosa: «Che dolore la morte di una donna libera. che consolazione l’esistenza di una donna libera». Per una volta, anche su twitter, tutti d’accordo.

Simone Bressan, L’Opinione –  11 Aprile 2012

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