Siamo seri

Pietro Salvatori ha perfettamente ragione. Se il Pdl intende finalmente lasciare alle primarie il compito di scegliersi una guida e se non vuole buttare un’altra volta tutto in burletta, farebbe bene ad organizzare con scrupolo delle consultazioni vere.

Ad Angelino Alfano serve una partita in cui misurarsi. Il credito politico che gli è derivato dall’incoronazione coram populo è ormai esaurito e se il segretario azzurro crede di poter guidare questo movimento in un tempo così difficile ha bisogno di dirci cosa pensa. Non solo sul partito.

Per essere finalmente credibile, Alfano deve raccontarci la sua idea di paese. Mettere nero su bianco quello che pensa su fisco, lavoro, sanità, autonomie locali, costi della politica. E deve farlo, una volta almeno, senza grosse mediazioni. Le primarie servono a minimizzare l’effetto distorsivo delle alchimie, del peso delle correnti, della forza dei ricatti.

Le primarie hanno il grande vantaggio di mettere una faccia e un programma al vaglio degli iscritti e degli elettori. Questo Alfano è chiamato a fare. Non cercare adesso l’accordo migliore ma cercare oggi di scrivere il programma migliore e di elaborare le idee migliori.

Vincere le primarie con il 90% grazie ad un accordone che tenga insieme mille anime ha poco senso. Meglio vincere (o perdere) con percentuali inferiori ma aver ottenuto un minimo di legittimazione sulle cose da dire e da fare fino alle prossime elezioni.

Alfano – eletto all’unanimità – sa bene cosa comportino le larghe intese e il sostegno di tutti: immobilismo, tanta vita di partito, poca vita reale e sondaggi che ti danno al 15%.

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