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Con Alfano

Il post degli amici di Daw e Il Fazioso apre un dibattito molto interessante: a circa un anno dalla sua acclamazione a segretario politico del Pdl, che giudizio dare di Angelino Alfano?

Vi svelo subito il segreto di Pulcinella, così potete fare la tara a quel che dirò in seguito: io sono un alfaniano convinto. Lo sono il giorno in cui il partito lo ha scelto come segretario nazionale, lo sono oggi che si avvicinano le primarie che ne dovranno testare la leadership.

Detto questo, veniamo al giudizio. Non faremo un buon servizio al centrodestra se ignorassimo sic et simpliciter le condizioni in cui Angelino Alfano ha dovuto lavorare. Essere segretario di un partito che, vinte le elezioni politiche del 2008, si trova a sostenere un governo tecnico nella stessa maggioranza con quelli che sono stati acerrimi avversari è già di per sé impresa titanica. Ogni cosa andrebbe vista in questa prospettiva e basterebbe già da sola a sollevare Alfano da ogni responsabilità su eventuali fallimenti; elettorali o programmatici.

Al segretario va invece riconosciuto di non essersi sottratto ad una sfida che sarebbe impossibile anche se al comando ci fosse il Berlusconi del 1994. In queste condizioni date, ad Alfano vanno ascritti almeno tre meriti: aver capito la portata di internet, aver spinto sulla democrazia interna e aver concentrato il messaggio del partito su alcuni macro-temi fondamentali per il futuro.  

Andiamo con ordine. Internet: mai prima d’ora un movimento come il nostro ha avuto esponenti di spicco in grado di dire che “scrivere un post su facebook equivale ad attaccare i manifesti”. Per anni il centrodestra ha guardato alla rete come ad un’entità metafisica popolata da alieni che perdevano le ore dietro ad uno schermo. Oggi internet è uno dei pilastri della comunicazione del Pdl. Non sarà ancora il partito 2.0 che immaginavamo ma se larga parte dei parlamentari ha un profilo twitter o facebook è perché c’è stato un segretario che sul tema si è esposto e non ha lasciato solo a combattere contro i mulini a vento il mio amico Antonio Palmieri.

Democrazia interna: per anni abbiamo raccontato l’assurdità di un partito senza un processo democratico che fosse uno. Niente si è mai deciso, né in Forza Italia né nel Pdl. La stagione congressuale non piace? Bene – sono in parte d’accordo – ma guardiamo le cose come stanno: se un minimo di rinnovamento c’è stato, se da qualche parte qualcuno si è alzato e ha espresso delle tesi (magari minoritarie) è perché Alfano ha imposto congressi a tutti. Semmai il tema è un altro: bisogna proseguire con coraggio su questa strada e quindi sostenere il segretario, non indebolirlo favorendo il ritorno delle élite e dei quadri dirigenti scritti a tavolino con il bilancino delle correnti sottomano. Non da ultimo ci sono le primarie: le abbiamo chieste da sempre e siamo stati trattati come dei filo-americani un po’ folkloristici. Oggi che Alfano le propone mettendo in gioco la sua leadership (potrebbe parlare d’altro, come gli chiedono in tanti) noi mettiamo in discussione lui gettando il bambino con l’acqua sporca.

C’è poi il problema del sostegno al governo che è, come ho detto, una matassa difficilmente dipanabile. Eppure alcune cose Alfano e il Pdl le hanno dette: sulle compensazioni, sull’Imu come una tantum, sulla riforma del lavoro. Molto spesso si sono votati provvedimenti di segno opposto e questo ha certamente indebolito il messaggio però se ripartiamo da quattro-cinque idee-forza abbiamo un programma di governo già pronto.  

La sfida di rivincere le elezioni nel 2013 è ardua ma non impossibile. Per farlo servirà un partito attrezzato sui temi e nei metodi. Interrompere la scalata solo perché non si è raggiunta ancora la vetta significa dover ricominciare, una volta ancora, da capo. Compito di chi sogna un centrodestra moderno è sostenere lo scalatore. Per questo Angelino Alfano rappresenta la migliore candidatura possibile a guidare il centrodestra nel 2013.

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