La pacifica retorica liberal

Esiste un’America che Zucconi, Severgnini, Gramellini &Co. non vi potranno mai raccontare. Le prestigiose firme del giornalismo italiano sono state da sempre troppo impegnate a dipingere il mondo liberal come un accampamento indiano assediato da furiose truppe di redneck capitanate dalla Sarah Palin di turno che hanno finito per crederci sul serio. Nell’accampamento liberal da loro descritto ovviamente regna la democrazia, la concordia sociale, la pace, la tranquillità, la comprensione reciproca, la cultura nelle sue forme più alte e il rispetto delle opinioni altrui. Tutto questo però è messo in grave pericolo dall’avanzata di quei reazionari di repubblicani capaci soltanto di usare violenza, sia fisica che verbale, che con la loro avanzata selvaggia e oscurantista hanno da sempre cercato di distruggere quest’oasi di progresso sociale.

Bene se pensate che l’America corrisponda a questa descrizione potete anche fermarvi qui a leggere. Grazie per la vostra attenzione, buone vacanze e a presto.  Che la retorica della sinistra americana sia pacifica e tollerante ci può credere soltanto chi è ingenuo, chi è in malafede o chi è tutte e due le cose.

A poche ore dall’annuncio di Romney di aver scelto Paul Ryan come vicepresidente ne abbiamo già  alcuni lampanti esempi.

Il giornalista Charles Pierce della rivista Esquire, che vanta di aver avuto fra i suoi collaboratori personaggi del calibro di Hemingway e Tom Wolfe, non ha perso tempo nel definire Ryan “the zombie-eyed granny-starver from Wisconsin”.

Entusiasta di questa sua trovata Pierce poco dopo ha anche cercato di lanciare l’hashtag #ZombieEyedGrannyStarver ma senza riscuotere il successo mediatico che sperava. Siamo certi però che  andrà meglio la prossima volta.

Sempre restando su Twitter basta ricercare Paul Ryan nel motore di ricerca del social network per essere storditi dalla mole di messaggi comprensivi e amichevoli dei figli di Voltaire che credono fortemente nel confronto costruttivo con i propri avversari politici.

Eccone un esempio “#PaulRyan‘s father, grandfather and greatgrandfather all died early from heart attacks-at: 55, 57,&59.Hope genetics will do it’s job again”

Il materiale “umano” a disposizione sarebbe troppo per sintetizzarlo in poche righe ma, se volete,  qui potete trovare un efficace sintesi del meglio che il popolo della rete riesce a dare.

Stessa sorte è toccata a Sarah Palin, la donna più amata dalla sinistra dal volto umano, che dopo aver espresso  via internet le sue congratulazioni a Romney per la scelta di Ryan ha suscitato un dibattito politico dai profondi contenuti: “Dear @SarahPalinUSA, I think about you when I poop, and not in an erotic way. Love, Dan”.

D’altronde è risaputo che il mondo liberal abbia sempre fatto della lotta contro il sessismo becero e volgare una delle sue bandiere, infatti nei confronti delle donne del Partito Repubblicano si è sempre avuto un occhio di riguardo come possono testimoniare la stessa Sarah Palin, Michele Bachmann, Michelle Malkin e Ann Coulter, solo per citarne alcune.

Bill Maher noto comico liberal, spesso ospite negli studi della CNN, è famoso per la sua apertura mentale nei confronti dell’altro sesso, tanto che in una delle sue numerose apparizioni pubbliche ha  più volte espresso il suo pensiero riguardo la Palin definendola con l’oxfordiano termine cunt. L’espressione ha avuto un notevole successo dato che si è dato vita ad un  proficuo marketing; per soli 19 dollari infatti vi potete portare a casa una sobria maglietta disponibile anche in diverse versioni. Se le magliette non vi soddisfano fino in fondo potrete scegliere anche fra una vasta gamma di  adesivi con gli slogan che più vi si addicono.

Chris Matthews, noto anchorman della MSNBC, ha invece più volte espresso il suo apprezzamento verso Michele Bachmann definendola una Barbie with fangs and crazy eyes. Naturalmente niente a che vedere con il pacato l’articolo che le dedicò il Rolling Stone secondo il quale la rappresentante del sesto distretto del Minnesota, era solo una batshit crazy political psychopath with a gigantic set of burnished titanium Terminator-testicles swinging under her skirt.

Matt Taibbi, il giornalista autore dell’articolo del Rolling Stone, usò lo stesso tono nei confronti della sua collega Michelle Makin, nota blogger conservatrice, scrivendo di lei: “I imagine her narrating her text, book-on-tape style, with a big, hairy, set of balls in her mouth. It vastly improves her prose”. Keith Olbermann sempre dai pulpiti della pacata MSNBC con un commento di gran classe rincarò la dose paragonando la Mankin a un big mashed up bag of meat with lipstick on it.

Memorabile fu anche il  discorso che James Hoffa, leader del sindacato Teamsters, pronunciò introducendo il comizio di un certo Barack Obama, quando invitò gli americani a recarsi alle urne per buttare fuori these sons-of-bitches. Naturalmente “sons-of-bitches” era riferito ai sostenitori del Partito Repubblicano. 

Chissà cosa sarebbe successo se un comizio di George W. Bush fosse stato introdotto allo stesso modo. Molto probabilmente Zucconi, Severgnini, Gramellini &Co. ci avrebbero deliziato con pregiate disquisizioni sociologiche.


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