Nothing happened

Nell’ultimo dibattito è successo molto poco. Candidati tutto sommato guardinghi anche se l’atteggiamento tenuto dai due contendenti rispecchiava bene lo stato dei sondaggi. Obama all’attacco, Romney attento a non sbagliare: segno evidente che le due campagne hanno numeri simili e che quei numeri, forse per la prima volta, danno l’ex Governatore del Massachussetts in vantaggio.

Parlare di politica estera con un presidente uscente è sempre difficile: primo perché è un tema su cui l’opinione pubblica tende a compattarsi ben oltre le divisioni elettorali, secondo perché l’incumbent ha un record di cui discutere e lo sfidante no. Il record di Obama non è dei migliori e Romney ha fatto poco o nulla per dimostrarlo.

Scottato con ogni probabilità dall’ultimo duello tv e dalla piega che aveva preso un possibile colpo da ko trasformatosi rapidamente in un boomerang, Romney ha scelto un profilo totalmente presidenziale. Per la seconda volta consecutiva (terza se si considera il dibattito Biden-Ryan) l’uscente è parso lo sfidante e viceversa.

C’è poco altro da aggiungere perché questo dibattito finirà per spostare molto poco. Tutto si giocherà, come è normale a poche settimane dal voto, sulla piega che prenderanno gli indecisi. Obama ha cercato, una volta ancora, di motivare la propria base sperando che un turnout elevato il 6 novembre si traduca in una replica del 2008, Romney ha provato a rassicurare gli incerti sull’ipotesi di una leadership alternativa.

Interessante in questo senso il sondaggio post dibattito di PPP (sondaggista particolarmente vicino ai democratici). Dopo il duello tv il 47% degli indipendenti definisce più probabile l’ipotesi di votare Romney mentre solo il 32% si è fatto convincere dalla performance di Obama. E’ una delle tante chiavi di lettura, forse l’unica che conta davvero, di un dibattito che non resterà certamente negli annali.

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