Bengazi countdown

C’è un attacco in Libia, ci sono quattro morti americani, c’è un amministrazione e una stampa che per diversi giorni sorvola su responsabilità ed errori. Ci sono le elezioni di mezzo e un Generale a quattro stelle che guida la Cia. L’eroe di guerra si chiama David Petraeus e la colpa di quanto accaduto l’11 settembre scorso a Bengasi restano sospese. È come se a una parte d’America non interessi andare in fondo alla questione.

Poche ore fa la notizia della Cnn: Petraeus sarebbe pronto a testimoniare davanti al Congresso di essere venuto a conoscenza della natura terroristica dell’attentato quasi subito. Ma non esiste ancora nulla di certo su quali saranno gli sviluppi della faccenda. Seconda la giornalista Susan Starr, autrice dello scoop, l’ex capo della Cia, dopo l’assalto, avrebbe inviato circa venti rapporti agli uomini di Obama.

Al centro della questione, piuttosto ingarbugliata, entra un altro personaggio: Susan Rice, ambasciatrice Usa presso l’Onu e una delle candidate a succedere ad Hillary Clinton come Segretario di stato. È lei infatti a parlare per prima in pubblico di manifestazioni spontanee. In tv, ancora cinque giorni dopo, il 16 settembre, sostiene che non esiste alcuna prova di premeditazione. Lo ripete più volte, insieme a Jay Carney il portavoce della Casa Bianca. Se Petraeus dovesse parlare al Congresso, confermando quanto fatto trapelare dalla stampa, allora il mondo saprebbe che qualcosa di strano ha circondato Obama nelle ultime fasi della campagna elettorale.

Il fatto che l’amministrazione abbia mentito sull’assalto al consolato in Libia è stato uno dei temi cavalcati dai repubblicani nelle settimane precedenti il voto. Con estremo ritardo l’opinione pubblica ha scoperto che gli autori erano da rintracciare tra le fila di Ansar Al Sharia, un’organizzazione vicina ad al Qaeda operante in Libia.

E torna il sospetto di una strategia per tenere lontano il candidato democratico da ogni possibile ostacolo. I punti deboli del presidente su quali probabilmente e sapientemente sia i media sia lo staff di Obama hanno taciuto non si fermano qui. Gli ultimi dati sulla disoccupazione in Ohio e Pennsylvania tutt’altro che positivi, l’indagine dell’Fbi e le dimissioni ad orologeria dello stesso Petraeus, disegnano un quadro che non fa piacere osservare dall’esterno. Il Generale si presenterà al Congresso nei prossimi giorni e non resta che attendere quanto pesanti saranno le sue dichiarazioni, soprattutto per chi a Washington ha più di qualche ambizione. Come la Rice.

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