Quel furbetto di David

David Cameron l’ha detto chiaro e tondo: il popolo britannico deciderà se il regno debba rimanere nell’Unione europea oppure no, ma potrà farlo soltanto se alle prossime elezioni i conservatori otterranno nuovamente la maggiornaza. Angela Merkel ha ribattuto che sarà fatto di tutto per raggiungere un compromesso con la Gran Bretagna, mentre la coalizione del governo londinese scricchiola dal momento che i liberaldemocratici non sono così entusiasti dell’annuncio del Primo ministro. Ma Cameron tira dritto e a conti fatti, se il suo partito dovesse confermarsi dalle urne, la data – o almeno l’anno – da segnare sul calendario è il 2015.

Una mossa aggressiva, lontanta dai tentennamenti un po’ di qui un po’ di là di flip-flop Cameron, anche se c’è il precedente della scorsa campagna elettorale, quando da candidato al Numero 10 di Downing Street promise che avrebbe appoggiato un referendum sul ruolo della nazione nel contesto europeo: referendum rimandato e prontamente ripescato ed è lo stesso referendum che Ed Miliband, leader dei laburisti, non ha mai inserito nell’agenda dell’opposizione. Considerata la propensione euroscettica che si respira a tornate regolari Oltremanica, David si è travestito da furbetto calcolatore. Se manterrà o meno l’impegno, si vedrà: intanto ha acceso i motori per la corsa a Westminster. 

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