L’impresa impossibile di Trump. 6/ North Carolina Ott17

Tags

Related Posts

Share This

L’impresa impossibile di Trump. 6/ North Carolina

“È fantastico tornare in North Carolina con migliaia di patrioti americani leali e laboriosi. Tra 19 giorni vinceremo lo Stato della Carolina del Nord e vinceremo altri quattro anni alla Casa Bianca. Questa elezione è una scelta semplice. Se Biden vince, vince la Cina. Vedi cosa sta succedendo? Quando vinciamo, vince la Carolina del Nord e vince l’America. È molto semplice! Negli ultimi 47 anni Joe Biden ha tradito i lavoratori della Carolina del Nord attraverso un atto di tradimento economico dopo l’altro e ora vedete cosa sta succedendo…Sono stati scoperti a rubare. Biden è un servitore dei ricchi donatori, globalisti e interessi speciali che li hanno resi ricchi dissanguando l’America, prendendo i tuoi lavori dalla Carolina del Nord e da ogni altro posto e trasferendoli fuori dal paese…Ieri abbiamo appreso da e-mail appena rilasciate, e voglio ringraziare il New York Post per aver mostrato vero coraggio, che Joe Biden ha palesemente mentito sul suo coinvolgimento negli affari corrotti di suo figlio. Joe Biden è un politico corrotto ed è stato corrotto per molti anni e tutti a Washington lo sapevano!”.

Queste dichiarazioni esplosive sono del Presidente Donald J. Trump che il 15 ottobre a Greenville, North Carolina, in un comizio aperto ai suoi sostenitori ha attaccato duramente il competitor democratico Joe Biden, alla luce dello scoop del New York Post, sul presunto coinvolgimento dell’ex vice di Obama negli affari del figlio Hunter. Trump ha anche rimarcato la necessità di vincere lo Stato per avere speranze di riconquistare la Casa Bianca, in quella che è sembrata essere una “chiamata alle armi” per gli elettori repubblicani.

La Carolina del Nord è il 28° Stato più grande e il nono più popoloso dei 50 Stati Uniti con i suoi 10.488.084 abitanti stimati al 2019. Confina con la Virginia a nord, l’Oceano Atlantico a est, la Georgia e la Carolina del Sud a sud e il Tennessee a ovest. La suddivisione per etnie fa emergere il 70% di popolazione bianca, 22% afroamericana e un 10% latina. Raleigh (474.069 abitanti) è la capitale dello Stato, mentre Charlotte (885.708 abitanti; 35,1% afroamericani) è la città più grande. L’area metropolitana di Charlotte, con una popolazione stimata di 2.569.213 nel 2018, è l’area metropolitana più popolosa del North Carolina, la 23° più popolosa degli Stati Uniti e il più grande centro finanziario della nazione dopo New York City. L’area metropolitana di Raleigh è la seconda più grande dello Stato, con una popolazione stimata di 1.362.540 nel 2018, ed è sede del più grande polo tecnologico di ricerca negli Stati Uniti, il Research Triangle Park.

Negli ultimi venti anni si sono registrati dei grandi cambiamenti demografici nella popolazione dello Stato, con una crescita esponenziale della popolazione (+10% dal 2010 al 2019!). In molti si sono spostati dal nord degli Stati Uniti (New York, Maryland, Delaware…) e dalla confinante Virginia anche grazie alle liberalizzazioni in aree densamente popolate come nello stesso Research Triangle Park. Per questo motivo, Charlotte, Greensboro, Winston-Salem, Fayetteville e Asheville, hanno spinto Barack Obama alla conquista della North Carolina nel 2008, facendone il primo candidato democratico alla presidenza a vincere lo Stato dal 1976. In molti hanno creduto che le migrazioni interne, lo spostamento in North Carolina di professionisti da altri Stati “blu” del nord, avessero fatto cambiare in maniera continuativa la tendenza politica dell’Old North State.

Nel 2012 i Democratici hanno persino tenuto la loro Convention Nazionale a Charlotte, convinti di vincere nuovamente, confermando quindi la speranza di convertire definitamente al blu lo Stato. Tuttavia, il GOP, è tornato subito a vincere con Mitt Romney al 50,6%, 2.275.853 preferenze; mentre Obama si è dovuto accontentare del 48.4%, 2.178.388 voti. Poco meno di 100.000 voti di differenza che hanno fatto “tornare a casa” i 15 grandi elettori. L’unico “swing state” che Obama nel 2012 ha perso e uno degli unici due Stati (insieme all’Indiana) a passare da Obama nel 2008 al GOP 4 anni più tardi. Nel 2016 la North Carolina si è confermata “red state”. Donald J. Trump ha vinto qui con il 49,8%, 2.362.631 voti; la Clinton si è fermata invece al 46,2%, 2.189.316 preferenze. Un incremento rispetto a 4 anni prima di quasi 100.000 voti per Trump (10.000 per la Clinton), che sono valsi 3 punti e 6 in percentuale. Non solo quindi la North Carolina è rimasta rossa, smentendo le previsioni iniziali, ma lo ha fatto con un netto incrementando del distacco.

Questo aumento nel differenziale tra il GOP e i democrats, si può giustificare grazie all’afflusso maggiore alle urne di una fascia di elettori. Infatti, il 78% degli elettori bianchi di età superiore ai 65 anni si è presentata nel 2016, mentre nel 2012 era stato il 76% e solamente il 72% ha votato nel 2008. Inoltre, nel 2016, l’affluenza alle urne degli afroamericani è diminuita del 6%, mentre i giovanissimi elettori sotto i 25 anni, sono diminuiti del 3%. Quindi è possibile che i sondaggisti abbiano sottostimato gli elettori bianchi più anziani, mentre abbiano sovrastimato gli afroamericani e i giovani (e i nuovi) elettori. Per questo motivo, le tendenze dei sondaggi a colorare di blu lo Stato, non si sono concretizzate. Tanto basta per tranquillizzare i repubblicani in vista delle elezioni di novembre? Direi di no, e vi spiego anche il perché. L’elezione di Obama del 2008 ha inaugurato una nuova generazione di elettori. Un forte campanello d’allarme per il Presidente Trump. Secondo gli exit poll, gli elettori sotto i 30 anni al 50% hanno votato per l’ex Presidente Obama. Oggi il più giovane di quegli elettori ha 30 anni, mentre i più anziani ne hanno appena 40. Uno sguardo alle tabelle incrociate nei sondaggi recenti mostra questa divisione. Gli elettori sotto i 45 anni guidano il voto per Joe Biden. Questi sono gli stessi elettori che hanno portato Obama alla vittoria qui nel 2008 e ora votano in modo più affidabile. Bisogna poi aggiungere che i nuovi elettori (fascia d’età tra i 18 e i 30 anni), voterebbero Biden con 20 punti di margine in più rispetto a Trump…

Questo mutamento nell’elettorato è dimostrabile anche nelle elezioni che si sono tenute in North Carolina, dove nel 2016 i repubblicani hanno vinto 10 dei 13 seggi nel parlamento statale e i democratici hanno ottenuto il 47% dei voti in tutto lo Stato. Nel 2018 i repubblicani ne hanno presi nove e i democratici hanno raccolto il 48% dei voti complessivi. Inoltre, i sobborghi che tradizionalmente hanno sostenuto i repubblicani, sono passati ai democratici. In alcuni di essi ci sono state vittorie dei candidati del partito dell’asinello nel 2018 e questo sostegno sembra consolidarsi (nei sondaggi) anche in vista di questa tornata elettorale. Sembra che i sobborghi e alcune zone rurali, stiano diventando un vero campo di battaglia; contee come Cabarrus e Union intorno a Meclemburgo, Franklin e Harnett adiacenti a Wake saranno fondamentali per determinare il risultato finale.

Esaminando con attenzione gli ultimi sondaggi, alla domanda su chi si fida di più per mantenere la legge e l’ordine, il 46% degli elettori sceglie Trump, il 43% Joe Biden. Quest’ultimo è in vantaggio quando si tratta di fiducia degli elettori nella gestione della pandemia: Biden 47%; Trump al 38%. Biden è anche il vantaggio (46% a 38%) sulla fiducia degli elettori nel mantenere l’assistenza sanitaria accessibile a tutti. La migliore area per Trump è la creazione di nuovi posti di lavoro e il rafforzamento dell’economia, dove è in vantaggio 49% a 38% su Biden. Il sondaggio della Monmouth University rileva anche che l’elezione del Senatore della Carolina del Nord si è spostata a favore dei democratici dal mese scorso. Tra gli elettori registrati, lo sfidante Cal Cunningham ha il 48% di sostegno e il repubblicano in carica (al primo mandato) Thom Tillis ha il 44% di sostegno.  “Il problema in cui Trump è più forte, i posti di lavoro e l’economia, è quello di cui gli elettori, soprattutto gli elettori indipendenti, sembrano essere meno preoccupati in questo momento. Quello che li preoccupa di più è la pandemia”, ha detto Patrick Murray, direttore del Polling Institute della Monmouth University.

A questi fattori elencati che sorridono al ticket Biden-Harris, se ne aggiunge uno ulteriore. Tra le minoranze, crescono sempre di più gli elettori latini, che tendenzialmente votano democratico. Sebbene i “latinos” rappresentino solamente il 4% degli elettori registrati nella Carolina del Nord, sono un segmento dell’elettorato che potrebbe determinare il risultato delle presidenziali. Dal 2012 al 2017, il numero di elettori latini del “Tar Heel State” è aumentato di quasi il 50%, più del doppio della crescita a livello nazionale, secondo la Carolina Demography, un gruppo di ricerca dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Questa parte della popolazione, infatti, è passata dall’essere per lo più nata all’estero, ad avere (nel giro di pochissimi anni) la maggioranza dei suoi componenti nati negli Stati Uniti. “Prevediamo che la Carolina del Nord sia uno stato abbastanza competitivo”, ha affermato Rebecca Tippett, direttore fondatore di Carolina Demography. “Ovviamente in una corsa serrata quando si parla di poche centinaia di migliaia di elettori…quelli latini possono avere un impatto significativo sulle elezioni”. In una sfida serrata, che sembrerebbe risolversi per pochissimi voti, in effetti questo potrebbe essere un punto in più per Biden. “Questo è il cambio generazionale che sta iniziando ad avvenire”, ha detto Paul Cuadros, professore associato di giornalismo all’UNC Chapel Hill. “Questa non è più una comunità di immigrati, è diventata una comunità di coloni”. Il mese scorso il più antico giornale in lingua spagnola dello Stato lo ha riportato in prima pagina: “Il voto dei giovani latini farà la differenza in North Carolina”. Se effettivamente sarà così, lo scopriremo durante lo spoglio, tra poco più di 15 giorni.

 

468 ad