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Anche Londra ridiscute l’aborto
Cresce fra i Tory la componente pro life che vuole rivedere il tetto di accesso all’Igv, oggi a 24 settimane “Nell’Inghilterra di oggi il posto più pericoloso in cui ti puoi trovare è il grembo di tua madre”. Non usa mezzi termini Edward Leigh, deputato conservatore al Parlamento di Sua Maestà, per cercare di convincere i suoi colleghi che la legislazione britannica sull’aborto necessita di una seria revisione. Andiamo con ordine e facciamo un passo indietro. E’ il 1990 quando il Parlamento Inglese licenzia il controverso “Human Fertilisation and Embryology Bill”, la legge con cui viene regolato, tra gli altri, il diritto di una donna ad abortire. Ventiquattro settimane è il limite fissato dal documento e si tratta di un limite altissimo che pone più di qualche problema di coscienza. Qualcosa inizia a muoversi all’interno del movimento conservatore e si giunge fino alla proposta portata in aula pochi giorni fa che prevedeva una seria revisione della legge, con l’abbassamento del tanto discusso termine. “Dodici settimane” è stata la prima proposta di Edward Leigh, animatore del dibattito sul tema. Un dimezzamento che è stato, però, considerato troppo drastico anche dai suoi stessi compagni di partito. I conservatori, anche quelli ostinatamente pro-life, si sono armati di una buona dose di realismo e hanno cercato di ottenere un compromesso che riuscisse quantomeno ad abbassare di due settimane il limite, portandolo a 22. Niente da fare nemmeno così. Tutti gli emendamenti che puntavano ad una riduzione, anche ragionevole, del limite entro cui l’embrione è considerato semplicemente materia (ma ha senso parlare di embrioni dopo 6 mesi di gestazione?) sono stati bocciati da maggioranze più o meno ampie. Il dibattito non si è, comunque, fermato e mentre il ministro per la salute, la laburista Dawn Primarolo, si dice convinta che il limite fissato nel 1990 non vada cambiato perché solo “dopo 24 settimane un bambino inizia ad avere qualche possibilità di vivere autonomamente”, il Partito Conservatore si interroga su una questione che riporta il dibattito interno sul piano dei valori. Chi si aspettava un centrodestra britannico lanciato verso una forma di iper-modernismo che metteva in secondo piano i temi tradizionali del conservatorismo mondiale è rimasto, senza dubbio, deluso. Non solo il dibattito sul concetto di “vita” è attualissimo ma da un recente sondaggio svolto tra tutti i possibili candidati alle prossime elezioni per il Tory Party emerge che ben 9 su 10, con sfumature diverse, sono favorevoli ad una revisione della legge e ad un abbassamento sensibile del limite. Non solo: quasi il 60% dei futuri parlamentari conservatori ritiene troppo alto anche il limite di 22 settimane su cui si è votato di recente e preferirebbe abbassarlo ulteriormente. In leggera controtendenza rispetto al partito è il leader del movimento, David Cameron. Da sempre sensibile al tema del sostegno alla famiglia, il giovane aspirante Primo Ministro, ha cercato di mettersi il più possibile al riparo dalle guerre di religione sui temi etici, temendo divisioni insanabili all’interno del suo stesso partito. Cameron deve, però, fare i conti con una realtà dei fatti e con una base che gli sta chiedendo conto, dopo averlo sostenuto sulle sue poco ortodosse proposte economiche e sociali, anche delle sue posizioni sui temi etici. Il giovane David non si è sottratto e alla votazione sull’abbassamento del limite è stato l’unico leader di partito ad esprimersi favorevolmente, mentre Nick Clegg dei Liberal Democratici e il premier Gordon Brown si sono detti fermamente contrari a rivedere la legge sull’aborto. Altro segnale importante è venuto dall’estrema compattezza con cui ha votato il cosiddetto “Governo Ombra” dei Tories e dal conseguente rafforzamento della componente “pro-life” all’interno del partito. Una componente che, guidata dalla deputata Nadine Dorries, è pronta a lanciare un’autentica campagna di informazione e di sensibilizzazione sul tema, tanto che da ambienti vicini all’headquarter conservatore sussurrano di una proposta di legge già pronta per essere presentata non appena David Cameron si insedierà a Downing Street. Prima, però, bisogna vincere le elezioni. Per farlo, accanto ai tradizionali temi economici e della sicurezza, i Conservatori lanciano la loro offensiva sui valori. Dopo i tentennamenti iniziali anche Cameron sembra aver capito che la difesa della vita non può essere un tema a cui sottrarsi: la prossima campagna elettorale si giocherà anche su questo. Simone Bressan ©LiberalQuotidiano