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La pasionaria udinese che ha conquistato il Pd
30 giugno 2008, su questo blog scrivo che Debora Serracchiani mi piace molto, che conclude un’assemblea cittadina del Pd con le lacrime agli occhi e che tanta passione politica non va sprecata. Quasi un anno dopo, questa udinese dai modi garbati e dalla faccia pulita, resuscita quel poco di orgoglio rimasto nascosto in fondo al barile che il Partito Democratico sta raschiando con tanta pervicacia. Dice cose che in Inghilterra, in America, in Germania, in Francia, sarebbero la normalità. Parla di un partito moderno, capace di scrollarsi di dosso anche Di Pietro. Racconta di scelte fatte a maggioranza, senza la paura di lasciar fuori qualcuno, disegna un Pd coraggioso che ha la pretesa ambiziosa di essere a vocazione maggioritaria, ma non come somma algebrica di tutti i non-berluscones ma come tensione verso un movimento capace di parlare alla maggioranza degli italiani. Le riesce tutto dannatamente bene, così bene che Franceschini non ha il coraggio di fermarla e che la base, quella che dovrebbe contare davvero, la interrompe più di trenta volte. Per applaudire. Ha bocciato D’Alema, promosso Veltroni, sospeso il giudizio su Franceschini. E l’impressione è che abbia letto non la pancia, ma il cuore delle migliaia dei circoli del Pd riuniti in assemblea. Avesse voluto stimolare le paure, cavalcare le isterie, sfruttare il momento avrebbe attaccato Berlusconi, la destra, il rischio del regime, in un refrain magari efficace ma che certo non è nelle sue corde. Ha, invece, puntato il dito contro il suo stesso partito, detto cose sconvenienti ma talmente intelligenti da essere difficilmente criticabili anche da chi, fino a un secondo prima, aveva sostenuto la linea opposta. Ha stupito, cosa non da poco in un centrosinistra narcotizzato dalla superiorità comunicativa berlusconiana e dall’incapacità totale della sua classe dirigente di dire cose di sinistra senza cadere nel banale. Lei banale non lo è di certo e quel che le auguriamo, sinceramente, è un futuro ricco di giornate come queste. Un pezzo di Friuli, oggi, è felice con lei.