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Abbiamo già dato
Bello, il concept. Bellissimo, il nome. Meravigliosa, l’idea. Il Partito della Nazione è un progetto ambizioso, riformista, liberale e un sacco di altri aggettivi che con il solito,ottimo eloquio Pierferdinando Casini ha illustrato dal palco dell’Auditorium della Conciliazione. Bene, anzi benissimo. Ci mancava solo che Pierferdi parlasse di “partito conservatore” e avremmo fatto bingo. Attorniato da una scenografia che più berlusconiana proprio non si poteva, l’ex Presidente della Camera inaugurando il nuovo movimento ha commesso il solo, impercettibile errore di non capire una cosa che in politica potrebbe anche essere fondamentale: non è più credibile. Non lo è lui come leader di un partito che le riforme, non appena ha potuto, le ha frenate e non sono credibili i quadri del suo partito quando parlano di cose “liberali” e “riformatrici. Non lo può fare Tabacci, di cui tutti ricordiamo l’ossessione per la discontinuità nel quinquiennio 2001-2006 e non lo possono fare tutti quelli che, a vario titolo, hanno giocato a chi tirava meglio il freno a mano negli anni in cui le riforme (fiscali soprattutto) andavano fatte con coraggio. Forse non è Berlusconi la soluzione ai problemi di questo paese, e forse il Popolo della Libertà è tutto meno che capace di fare una rivoluzione liberale. Quel che sappiamo è che, da queste parti, su questi temi, il nostro tributo ai nostalgici della Prima Repubblica e del consociativismo a tutti i costi, lo abbiamo già ampiamente pagato.