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C’è un Bersani a Londra
Come farsi del male da soli. Si fa un gran parlare a Westminster della deludente performance del leader dei laburisti Ed Miliband, incappato nel più classico degli errori durante il Question Time alla presenza del Primo ministro, David Cameron: Miliband aveva un paio di assi da giocare bene tra economia e WikiLeaks, ma li ha sprecati. E non è apparso nemmeno troppo sicuro di se stesso, cosa non da poco in una battaglia dialettica.
Miliband ha tirato in ballo, dopo dieci minuti di intervento, una conversazione resa pubblica dal sito più cliccato di questi giorni nella quale il segretario agli Esteri William Hague si infilava di diritto tra i “figli di Margaret Thatcher”. Roba altamente allergica per l’espressione dell’Old Labour che ha cercato di infilzare Cameron. Il quale ha risposto, con garbo e tranquillità, che preferisce “essere un bambino della Thatcher che un figlio di Gordon Brown”. Oltre a servire un amichevole assist ai parlamentari conservatori più puri, Cameron ha ribaltato la discussione ricordando a tutti i fantasmi del governo precedente: “Se avessimo seguito le vostre politiche ora staremmo discutendo di un tracollo”.
L’inciampo di Miliband ha fatto rumore. La dieta da lui inaugurata che prevede meno Blair e più tradizione alla lunga non sta regalando i risultati sperati. Nuovi sondaggi freschi di pubblicazione rivelano che i Tories comandano con il 41% dei consensi, mentre il Labour Party è al 38: la luna di miele con l’elettorato che li aveva portati ad attestarsi sopra all’attuale partito di maggioranza per due rilevazioni consecutive volge al termine. La svolta a sinistra non garba nemmeno negli ambienti progressisti, sintomo che Ed Miliband – a conti fatti – pare essersi trasformato in una sorta di Pierluigi Bersani con i democratici italiani. E non è evidentemente una bella posizione.
C’è dell’altro. La percezione dell’azione di governo dal giorno di insediamento è positiva, nonostante i tagli alla spesa pubblica che hanno preso di mira anche tutta quelle serie di benefici assistenzialisti per i disoccupati britannici: misure da far venire i sudori freddi agli adagiati sulle spalle dello stato. Il 52% dei cittadini del Regno Unito ritiene che l’esecutivo stia agendo bene nel ridurre il deficit pubblico, contro un 32% che ha espresso parere negativo. Contando anche gli indecisi, il risultato è un netto +15% che non è poco in un periodo durante il quale tutti i governi in carica devono affrontare un diffuso malcontento. Barack Obama ne sa qualcosa.
Tra un capitolo e l’altro, l’avventura di Cameron prosegue ottimisticamente, al punto che può digerire la clamorosa bocciatura della candidatura inglese ad ospitare i Mondiali di calcio 2018. Londra d’altra parte nel 2012 sarà sede delle Olimpiadi, biglietto da visita di non meno importanza che offre l’occasione per rimettere in sesto l’immagine della nazione.
Le vacanze di Natale si avvicinano: il premier ha dovuto rinunciare ai lidi tailandesi per non far storcere troppi nasi Oltremanica in periodo di austerity, ma le feste in famiglia saranno comunque liete.
DARIO MAZZOCCHI, 27 anni, lombardo, giornalista. E’ uno di provincia, e ci tiene. Appassionato di Guareschi, Rugby e Conservatori Inglesi. Ha scritto su Libero e non l’ha mai detto a nessuno, scrive su The Right Nation e lo racconterà ai nipotini. Thatcheriano puro, non ri rassegna ad avere David Cameron come leader. Ha un blog, Mondopiccolo, un Tumblr, un profilo Facebook e tutto quello che serve per rimorchiare.