L’uomo che creò Dio
Primo europeo ad entrare nella Hall of Fame della Academy of Interactive Arts & Sciences americana. Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres in Francia. Laurea ad honorem in scienze all’Università di Southampton. Il britannico Peter Molyneux è senza ombra di dubbio uno degli sviluppatori più importanti ed influenti della storia dei videogiochi. E’ conosciuto soprattutto per aver praticamente inventato il genere dei “God Games” – Populous (1989), Dungeon Keeper (1997), Black & White (2001), oltre che per la sua “simulazione di business dell’entertainment” – Theme Park (1994) – e per l’ultima, fortunatissima serie rpg Fable (2004-2008-2010) che finora ha venduto qualcosa come 50 milioni di copie nelle sue diverse incarnazioni. Ma tra i suoi successi non possono non essere citati il capolavoro cyberpunk Syndicate (1993) e il “simulatore di tappeto” Magic Carpet (1994), che negli anni Novanta portò i videogame per pc ad un livello grafico allora impensabile. Inserito nella Top Ten Game Creators di Game Trailers, Molyneux è ormai un personaggio di fama mondiale, che offre spettacoli sempre unici nelle centinaia di conferenze in cui ogni anno è coinvolto in giro per il mondo.
Oggi Molyneux ha partecipato all’Italian Videogame Developer Conference 2010di fronte a un manipolo di studenti, sviluppatori di videogiochi e giornalisti nostrani. Il ceo di Lionhead Studios (oltre che fondatore di Bullfrog Production), ha parlato nell’aula magna della Luiss di Roma a conclusione dell’Ivdc 2010 organizzata dall’Aiomi (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive – Movimento per la Cultura del Videogioco) di Marco Accordi Rickards e Raoul Carbone. E i curatori dell’evento non potevano, obiettivamente, scegliere un relatore migliore per chiudere alla grande la loro kermesse.
Come sempre, Molyneux è stato all’altezza delle aspettative: appassionato, visionario, brillante e soprattutto estremamente diretto ed umile (cosa sempre più rara, in un’industria con un fattorato superiore a quello dei settori cinematografico e discografico messi insieme). A chi scrive, che si diletta da tempo di storia dei videogiochi, è interessata soprattutto la parte “nostalgica” della conferenza. Molyneux ha raccontato i suoi trascorsi alla Taurus (la piccola e sfortunata software house da cui nacque Bullfrog), i primi incerti passi nel mondo del business dell’intrattenimento digitale (“Ero davvero un pessimo imprenditore”), la nascita di Populous – il gioco che ha cambiato per sempre la storia dei videogame strategici -, il durissimo giudizio sul successivo Powermonger(1990) (“Non ci ho giocato abbastanza, prima della commercializzazione, e il risultato fu estremamente noioso”) o Magic Carpet (“Se non mi fossi fissato con questa stupida idea del tappeto magico ne sarebbe venuto fuori un first-person-shooter fantastico).
Gran parte dell’intervento di Molyneux, però, è stato incentrato sul presente con più di una scivolata verso il futuro. Sir Peter (e non solo perché la sua Lionhead è oggi di proprietà della Microsoft) è estremamente affascinato dal Kinect, il nuovo “controller virtuale” che rappresenta la risposta della casa di Redmond allo strapotere commerciale del Nintendo Wii. Molyneux è convinto che sarà grazie a salti tecnologici di questo tipo che sarà possibile avvicinarsi al “sogno dell’intelligenza artificiale” (nel video qui sotto parla a TED dello stesso argomento illustrando le caratteristiche dell’incredibile demo “Milo“) e alla possibilità – grazie a tecniche sempre più sofisticate di story telling – di arrivare a un sempre maggiore coinvolgimento emotivo del giocatore.
Secondo Molyneux, il 2010 verrà ricordato come uno spartiacque nella storia del digital entertainment. Il nuovo hardware disponibile per le console, la “corsa all’oro” del social gaming, le piattaforme mobili, una nuova audience attirata dal casual gaming. Da un lato, avere a disposizione un mercato globale praticamente sconfinato consente alle software house più affermate di poter disporre di budget sempre più alti. Dall’altro lato, spiega il creatore di Populous, emergono nicchie di mercato (soprattuto nel social e mobile gaming, ma non solo) con dinamiche simili a quelle dei giorni in cui lui ha iniziato questo mestiere: giorni in cui anche uno sviluppatore sconosciuto, con risorse limitate e la sola forza delle proprie idee, poteva dare vita al “game of the year” (l’esempio citato è quello di Minecraft). Non solo. Molyneux è anche convinto che l’industria dei videogame sia destinata a diventare “la più significativa forza culturale del pianeta entro i prossimi 3-5 anni”. Niente, secondo lui, può contare su una concentrazione di creatività e su un tasso di innovazione comparabile. E se lo dice Sir Peter, che ha sempre avuto un piede ben piantato nel futuro, sarà il caso di crederci.