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Nightmare/2
Rick Perry scavalca Mitt Romney (e tutti gli altri candidati alle primarie del GOP) anche negli ultimi sondaggi nazionali di Gallup (29-17) e di Public Policy Polling (33-20). Non è ancora il caso di trarre conclusioni affrettate da questi numeri. Di questi tempi anche Rudy Giuliani, nello scorso ciclo elettorale, aveva un vantaggio simile sui propri avversari. E poi ha fatto la fine che tutti ci ricordiamo. A differenza di Giuliani, però, che nell’estate del 2007 era in una fase di stallo, il governatore del Texas ha dato vita ad un surge impressionante dal giorno successivo all’annuncio della sua candidatura. Nate Silver quantifica questa crescita in 12 punti percentuali (che diventano più di 15 se si escludono Sarah Palin e Rudy Giuliani).
Ancora più impressionante la performance di Perry negli scontri a due (o a tre) ipotizzati da PPP. Nel testa-a-testa con Romney, per esempio, il governatore del Texas vincerebbe facilmente (52-36), strappando all’ex governatore del Massachusetts la maggioranza degli elettori della Bachmann (47-37), di Cain (61-29), di Paul (43-28) e di Santorum. Romney va meglio, invece, con i supporter di Gingrich (51-35) e di Huntsman (76-24). Senza storia, per Perry, anche il testa-a-testa con Michele Bachmann (56-26). E il distacco resta in doppia cifra anche in un ipotetico scontro a tre: 41% di Perry contro il 29 di Romney e il 19 della congresswoman del Minnesota.
Il consolidamento della candidatura di Perry, malgrado le dichiarazioni di facciata, preoccupa non poco l’Obama Team, che si è messo ad elemosinare aiuto e consigli ai democratici texani, alla ricerca di qualcosa – qualsiasi cosa – da opporre ai crudi fatti che descrivono la crescita (in controtendenza rispetto al dato nazionale) dell’economia nel Lone Star State. Circa il 40% dei posti di lavoro creati dall’economia a stelle e strisce dal giugno 2009 ad oggi sono stati creati in Texas. Ed è semplicemente patetico tentare di minimizzare il ruolo di Perry in merito. Se i democratici sognano che sia possibile limitarsi all’ennesima campagna elettorale anti-Bush per confermare Obama alla Casa Bianca, stavolta il risveglio potrebbe rivelarsi più doloroso del previsto.