La clinica degli orrori
La clinica degli orrori aveva un nome e un indirizzo preciso: si chiamava Women’s Medical Society Clinic e si trovava a Philadelphia la città liberal per eccellenza.
Questa clinica era diretta dal dottor Kermit Gosnell la cui specialità era quella di uccidere feti ancora in vita. Il dottor morte degli anni 2000 infatti non solo procurava aborti tardivi ma lo faceva usando metodi creativi come tagliare la spina dorsale degli infanti con delle forbici. Gosnell è sotto processo in questi giorni con l’accusa di aver ucciso almeno sette feti dalle 24 alle 32 settimane di vita con i suddetti metodi.
Ma a far discutere oltreoceano sono altre due cose.
La prima riguarda i dettagli che stanno emergendo in queste ore e che si fanno sempre più raccapriccianti con il passare del tempo. Fra tutti le testimonianze delle persone che con Gosnell hanno lavorato come quella di Sherry West, che ha prestato servizio nella clinica per due anni, la quale durante il processo ha affermato che un feto «urlava e piangeva mentre veniva ucciso».
Stephen Massof, che ha lavorato nella clinica per cinque anni, ha riferito di aver visto tagliare, con strumenti arrugginiti, la spina dorsale a centinaia di feti ancora in vita. Alla NBC ha inoltre rilasciato una dischiarazione secondo la quale: «I feti erano letteralmente decapitati. Il loro cervello veniva tagliato via dal loro corpo».
Le apparecchiature mediche della clinica erano inoltre manipolate per far apparire il feto più giovane e quindi le procedure di aborto completamente legali.
Gli investigatori hanno inoltre riferito altri dettagli agghiaccianti come il fatto di aver rivenuto all’interno della clinica oltre alla sporcizia molti resti di feti abortiti, soprattutto i piedi, che erano conservati all’interno sacchetti e di barattoli di vetro.
A far discutere però non è solo questo ma anche l’assordante e vergognoso silenzio dei mainstream media sulla questione. Ad occuparsene è stato Kirsten Powers con un editoriale su USA Today che è stato condiviso sui social network dai principali esponenti del mondo conservatore americano.
«Feti che vengono decapitati, bambini che urlano mentre vengono uccisi, resti umani conservati in barattoli; ne avete sentito parlare ultimamente? Se la risposta è no, non è colpa vostra. Il processo al dottor Gosnell infatti non ha praticamente ricevuto nessuna copertura mediatica. Il Washington Post e il New York Times hanno speso solo poche parole su questi fatti, ma quando Rush Limbaugh attaccò Sandra Fluke si scatenò una vera e propria isteria. Ma evidentemente le accuse che riferiscono di bambini con la testa mozzata non sono abbastanza forti per portare qualche giornalista a scrivere di diritti umani. Non c’è bisogno che siate contro l’aborto per trovare tutto questo ripugnante o per capire che il processo a Kermit Gosnell è da prima pagina. Non si tratta di essere pro-choice o pro-life. Si tratta di diritti umani. Il silenzio assordante dei media, che una volta in America erano dalla parte della giustizia, è una vergogna».
Mi sembra giusto concludere ricordando le parole di Norberto Bobbio che sono più che mai attuali:
Dice […] Stuart Mill: «Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano». Adesso le femministe dicono: «Il corpo è mio e lo gestisco io». Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un “altro” nel corpo della donna. Il suicida dispone della sua singola vita. Con l’aborto si dispone di una vita altrui.
[…] Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere”. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere.