Masterchef, tre edizioni rovinate da mezz’ora di diretta
Mezz’ora di diretta è bastata per rovinare tre edizioni di Masterchef Italia. Mettendo a nudo, come nell’immortale fiaba di Hans Christian Andersen, la profonda inadeguatezza di un team (presentatori, regia e responsabili del casting) abituato a lavorare dietro al comodo scudo protettivo della post-produzione.
Tutta giocata su un montaggio frenetico direttamente ispirato al format statunitense, a sua volta una derivazione dell’originale britannico della BBC, la trasmissione di Sky prodotta da Magnolia non ha retto l’urto della diretta. Diretta, tra l’altro, riservata (per ovvi motivi logistici) alla cerimonia – interminabile e insopportabile – dell’apertura della busta con il nome del vincitore emerso da una finale registrata e montata con il solito stile efficace e accattivante.
Quando parte la diretta, la dissonanza cognitiva provocata nello spettatore che ha appena assistito al primo segmento della trasmissione (quello registrato) è fortissima. Tempi tutti sbagliati, ritmo letargico, regia disorientata, errori pacchiani di scenografia (i presentatori che danno le spalle al pubblico?), scaletta evidentemente raffazzonata. Che dire poi dell’italiano improbabile di Joe Bastianich (“Sono operte le candidazioni”)?
Il punto più basso, però, si raggiunge dopo la proclamazione del vincitore. Con le telecamere alla ricerca dei protagonisti travolti dalla solita pioggia di coriandoli, fuori dal video partono due roboanti “vaffa…” (e qualcosa di peggio) che sovrastano il clamore della folla. “Il linguaggio della diretta è incompatibile con quello del montato. Lezione imparata” ha scritto, su Twitter, il vicepresidente esecutivo per le produzioni di Sky Italia, Andrea Crosati. Una lezione, per la verità, che poteva anche essere intuita prima di sperimentarla sulla propria pelle. Per fortuna da giovedì inizia Masterchef Junior.