Ricordare a novembre Ott28

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Ricordare a novembre

poppy2Novembre è il mese del ricordo nel Regno. Il 5 è l’anniversario della congiura delle polveri di Guy Fawkes – e che le maschere di V for Vendetta rimangano nei cassetti o al più le indossino i grullini rivoluzionari da tastiera. Poi è la volta del Remembrance Day per ricordare, tra le nazioni Commonwealth, gli uomini che hanno perso la vita in servizio. Ha un sapore particolare a questo giro di boa: l’attentato terroristico di Ottawa della scorsa settimana ha lasciato sul campo il soldato Nathan Cirillo, in servizio proprio al monumento ai Caduti nella capitale canadese.

Un secolo fa l’Europa era lo scenario della Prima guerra mondiale, anniversario che Oltremanica è ricordato con particolare attenzione dai media e dagli ambienti culturali: BBC Radio ha prodotto il dramma Home Front, la cui prima puntata è andata in onda a giugno e che sarà trasmesso per i prossimi quattro anni su BBC Radio 4, raccontando la vita durante il conflitto a Folkstone, località sulla costa meridionale dell’isola, baluardo interno di quel fronte occidentale che si estendeva lungo i campi della Francia e delle Fiandre, dove soffiano i papaveri della poesia del colonnello canadese John McCrae:

In Flanders fields the poppies blow
Between the crosses, row on row
That mark our place; and in the sky
The larks, still bravely singing, fly
Scarce heard amid the guns below.

Quei papaveri sono il simbolo del Remembrance Day e della Remembrence Sunday, quando il sovrano deposita al Cenotaph di Whitehall una corona, accompagnata nel gesto dal Primo ministro, dal leader dell’opposizione e dai rappresentanti degli altri stati del Commonwealth. Risuoneranno anche domenica 9 le note di Last Post, il brano per i funerali militari, mentre sul bavero delle giacche e dei cappotti già in questi giorni risaltano le spille a forma di Poppy: il giardino attorno alla torre di Londra è ricoperto di papaveri da tempo.

I morti in guerra generano fastidiosi pruriti oggi. Il 4 novembre era il giorno dei Caduti, a ridosso delle celebrazioni per Ognissanti e la commemorazione dei defunti secondo il calendario liturgico cristiano – quello civile di calendario si piega alle mode, così dai Caduti si è passati alla festa delle Forze armate. Dietro a questa manovra c’è lo zampino di Ignazio La Russa, ministro della Difesa nell’ultimo governo Berlusconi: ha cancellato il ricordo degli uomini morti tra il 1915 e il 1918 per completare l’unità d’Italia, tra errori strategici e calcoli politici costati la vita a 650.000 soldati e 590.000 civili. Il punto più basso dell’opera fu raggiunta con questo video, replica sbiadita di una pubblicità della Budweiser in onore dei soldati americani impiegati in Iraq e Afghanistan e girato per il SuperBowl nel 2007.

C’è sempre spazio per il ricordo, fortunatamente. “Autunno” è un racconto di Giovannino Guareschi, pubblicato per la prima volta il 2 novembre del ’47 sul Candido e ripreso nel libro “Don Camillo”, nel quale Peppone non ne vuole sapere di rispettare l’anniversario del 4 novembre: “L’eroismo, il sacrificio, quello che muore buttando la stampella dietro al nemico in fuga, le campane di San Giusto, Trento e Trieste, il Grappa, la Sagra di Santa Gorizia, il Piave che mormorava, il bollettino della vittoria, gli immancabili destini: tutta roba che puzza di monarchia e di regio esercito e che serve soltanto per montare la testa ai giovani e far propaganda al nazionalismo e all’odio contro il proletariato”. Ma quel due corone di fiori compaiono di fronte al monumento dei Caduti: una con un nastro tricolore e la scritta “il Comune”, l’altra fatta di garofani rossi e la dicitura “il popolo”.

Nella canonica la confessione: il sindaco comunista è nervoso e sudato. Don Camillo lo attira con l’inganno, garantendogli un bicchiere di vino e un’aspirina, le due medicine per scacciare i brividi di freddo che Peppone attribuisce all’influenza di stagione. Peppone manda giù l’aspirina, continuando a tenere il pastrano sulle spalle, e don Camillo gli versa un bicchiere dietro l’altro per levargli la sete di gola. Attaccano con i ricordi e salta fuori che don Camillo su in trincea si era guadagnato una medaglia per aver sfidato i proiettili degli austriaci: c’era un moribondo da accompagnare all’ultimo respiro.

“Lo so questo fatto. L’ho letto sul giornale militare che ci portavano in trincea, invece di portarci da mangiare, quei porci!”, ribatte Peppone. La medaglia del prete è lì nella stanza, in un quadretto appeso alla parete. “Voi avreste il diritto di portarla. Chi non ruba le medaglie ha il diritto di portarle”, aggiunge. Ma don Camillo non molla la presa, calibra bene le parole e continua a riempirgli il bicchiere di vino.

“Muoio dal caldo”, sospirò.

“E cavatelo questo pastrano!”.

Peppone finalmente se lo leva e si vede che Peppone ha appuntata al bavero della giacca la medaglia d’argento che s’era guadagnato in battaglia.

“Be'”, dice don Camillo cavando dal quadretto la sua medaglia d’argento e appuntandosela sulla tonaca. “E’ un’idea”.

E’ un’idea leggersi “Sul Grappa dopo la vittoria”, di Paolo Malaguti, pubblicato nel 2009 dalla casa editrice veneta Santi Quaranta. Le sere di novembre sono meravigliose se trascorse in buona compagnia.

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