In difesa di Bannon
Il 13 Novembre Donald Trump ha nominato Steve Bannon capo stratega della Casa Bianca. Steve Bannon è il responsabile esecutivo di Breitbart News, il sito d’informazione divenuto punto di riferimento della nuova destra americana, ed ha diretto la campagna presidenziale di Trump. Alcuni dei principali media americani (CNN, Huffington Post, Slate, i soliti sospetti) hanno immediatamente scatenato una campagna di diffamazione nei confronti di Bannon, definendolo un antisemita, sulla base di alcune affermazioni della sua ex moglie e del titolo di un articolo di Breitbart che definiva il commentatore Bill Kristol un “ebreo rinnegato”. 169 deputati democratici hanno firmato una lettera aperta a Trump in cui chiedono la revoca della nomina di Bannon.
Ovviamente, questo ha scatenato indignazione e disprezzo nei confronti di Bannon, almeno da quella fascia della popolazione americana che si fida ancora della CNN. Il problema è che queste accuse vengono smentite dalla più basilare ricerca: Breitbart News è stato fondato da un ebreo (Andrew Breitbart) ed è dichiaratamente pro-Israele (come Bannon d’altronde); ha una sede in Israele, diversi giornalisti di origine ebraica, e l’articolo in questione è stato ideato e scritto da David Horowitz, anche lui ebreo pro-Israele. Quindi perché tutta questa convinzione nel definirlo un antisemita?
Prima di tutto, è necessario prendere coscienza del fatto che i media americani sono stati strumentalizzati dal Partito Democratico, com’è stato possibile osservare durante questo ciclo elettorale, in cui hanno assunto una posizione spudoratamente pro-Clinton ed hanno fatto tutto il possibile per demonizzare Trump e i suoi alleati.La conferma definitiva è arrivata tramite WikiLeaks, che ha pubblicato alcune mail private dei leader Democratici che dimostrano la collusione tra questi e alcuni dei più importanti giornalisti ed editori americani. Breitbart News è stato fondato proprio come fonte d’informazione alternativa, in grado di opporsi alla retorica progressista che ha dominato gli anni di Obama.
Il livello di corruzione e di connessione tra i vari apparati pubblici e privati dimostrato dalle mail leakate ha prodotto un generale senso di sfiducia nei confronti dell’establishment politico, alimentando così il supporto popolare nei confronti di Trump. Il candidato repubblicano è stato visto infatti come l’alternativa ai mercenari senza ideologia di Washington; l’uomo libero da legami con corporazioni e potenze straniere, in grado di cambiare effettivamente la situazione del paese. Ma lo è davvero?
Trump ha cavalcato l’onda di Breitbart, del Tea Party, della Alt Right, e di tutti gli altri movimenti di centrodestra ed estrema destra moderna sorti come reazione alla disastrosa amministrazione democratica degli ultimi anni. Allo stesso tempo, ha cambiato posizione su diversi temi durante la campagna elettorale, avvicinandosi a volte agli avversari democratici. Questo ha reso la futura presidenza Trump una sorta di test di Rorschach: i progressisti vedono in lui un fascista, e i conservatori un democratico infiltrato nella destra repubblicana. Io, da libertario, non sapevo cosa vedervi, almeno finché i media non hanno iniziato la loro campagna contro Steve Bannon.
A farmi riflettere è stato questo articolo. E’ la trascrizione di un discorso che Bannon ha tenuto in una videoconferenza al Vaticano, nel 2014. L’articolo comprende un video dei primi dieci minuti, ed una registrazione audio del discorso completo. Nel suo intervento, Bannon espone la visione del presente post-vittoriano come un’epoca oscura per l’Occidente, che pur conservando parte del meccanismo capitalista che l’ha arricchito ha perso il suo punto di riferimento morale (cioè i valori cristiani) tramite la secolarizzazione della società. La combinazione di capitalismo e cristianità viene vista da Bannon come la causa del successo e della prosperità occidentale durante l’epoca vittoriana, mentre la nuova elite globalista di “Washington e Bruxelles”, capitalista ma atea, ha provocato crisi economiche e malcontento popolare. Proprio da questo malcontento arriverà, secondo Bannon, una nuova ondata di destra popolare in tutto l’Occidente. Il discorso comprendeva molte altre cose (tra cui la prospettiva di una guerra globale contro il radicalismo islamico) ed invito chiunque fosse interessato a leggerlo o ascoltarlo per intero.
Ora, pur non condividendo molte delle idee di Bannon, la prima cosa ho notato è che il discorso è stato fatto un anno prima della candidatura di Trump e due anni prima del referendum per il Brexit. Questo dice molto sulle capacità di quest’uomo, che ha contribuito all’improbabile vittoria repubblicana è si è ritagliato un posto alla Casa Bianca. Ma ho capito qualcosa di molto più importante: Bannon ha un’ideologia. A dire il vero, Bannon impiega del tempo a sviluppare e perfezionare la sua personale interpretazione della storia. Bannon è un uomo di destra, non un mercenario post-ideologico come la maggior parte dell’elite di Washington. E per questo l’establishment democratico sta cercando in ogni modo di revocare la sua nomina di capo stratega alla Casa bianca. Non è che un’altra ragione per rallegrarci della vittoria di Trump sulla Clinton, e per aspettarci ogni genere di attacco immotivato a Trump e al suo team nei prossimi mesi.