Dove eravamo rimasti?
Ore 5 del mattino del 10 novembre 2016. Sul tavolo ci sono un paio di bottiglie di Coca Cola, molti mozziconi di sigaretta (e sigaro), qualche pacco di patatine e un bel po’ di fogli scarabocchiati con conteggi, numeri, valutazioni sui flussi elettorali. È ormai chiaro che Donald Trump ha vinto la Pennsylvania e che, grazie alla scontata affermazione in Arizona, è il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Andrà ben oltre, portandosi a casa anche Iowa, Michigan, Ohio e Wisconsin. La sinistra mondiale è sotto shock, e questo è sempre un bene. La destra conservatrice, però, non se la passa meglio: da un lato la famiglia Clinton non rientra alla Casa Bianca, dall’altro un vero e proprio ciclone ha ridisegnato i confini del Partito Repubblicano.
Sono in molti, compresi noi, a non aver capito la portata di quello che stava succedendo. Non ritenevamo che fosse possibile per Trump vincere le primarie repubblicane stracciando la miglior line-up degli ultimi vent’anni (Marco Rubio, Scott Walker, Ted Cruz, Jeb Bush: tutti spazzati via) e, cosa ben più importante, lo consideravamo perdente nel confronto con Hillary Clinton. Anche il Partito Repubblicano che per anni avevano sostenuto, però, aveva mutuato una lunga serie di difetti dai rivali democratici. Il peggiore di tutti è stato certamente l’incapacità di ascoltare il suo popolo, quello che molto spesso si era incaricato (Bush 2004, ad esempio) di smentire osservatori e analisti mainstream, riportandoli bruscamente sulla terra.
Non aver compreso tutto questo ci ha imposto un minimo di silenzio, che non è mai diventato disinteresse. Abbiamo continuato a guardare con attenzione a cosa stava accadendo oltreoceano, ma abbiamo cercato soprattutto di studiare. Perché è successo? Come mai non ce ne siamo accorti? Cosa accadrà ora? Negli ultimi tre anni abbiamo cercato di guardare il GOP con gli occhi di un tempo, quelli liberi da pregiudizi e da tesi preconfezionate. Abbiamo in larga misura compreso i nostri errori di valutazione: su alcune cose abbiamo cambiato idea, su altre siamo rimasti dove eravamo prima. Abbiamo anche sviluppato una certa, salutare, divergenza di opinioni e un giudizio diverso sulla grande avanzata dei populisti nell’anglosfera e dei sovranisti in Italia.
Il nome di questo blog, The Right Nation, è un omaggio a un libro straordinario scritto da John Mickelthwait e Adrian Wooldridge nel 2004. Quel libro ha segnato le nostre storie personali e la nostra passione politica perché per la prima volta ha raccontato – con equilibrio – la storia del movimento conservatore americano, le sue pulsioni, i suoi orizzonti. E ha cercato di capire perché questo straordinario movimento di popolo e di élite sia stato sempre sottovalutato dai media tradizionali e dagli intellettuali mainstream. Vogliamo ripartire da lì.
Finalmente. Bentornato ragazzi!!!