Usa 2020. Previsione n. 1
Me l’avete chiesto in molti, negli ultimi giorni. E forse è davvero arrivato il momento di esporsi al pubblico ludìbrio. A 52 giorni dalle elezioni, ecco la mia (prima) previsione sull’esito delle elezioni presidenziali Usa. Non si tratta, per ora, di una mappa definitiva. Gli stati in bilico (toss-up) sono ancora una decina. Ma nei prossimi giorni molti di questi stati passeranno definitivamente da un lato o l’altro della barricata. Almeno 3 o 4, infatti, sono toss-up molto forzati, perché uno dei due candidati è decisamente favorito. Ma rimandiamo gli spostamenti alla prossima settimana. E tenete conto che, anche se qualche volta ci ho azzeccato, la mia performance predittiva nel 2016 è stata, per utilizzare un eufemismo, disastrosa. Comunque, bando alle ciance. Secondo me la situazione attuale è questa:
Come potete notare, i toss-up si dividono sostanzialmente in tre categorie: il Midwest; gli stati della Sun Belt con un forte dinamismo demografico; qualche stato desertico (o roccioso) dell’Ovest. È qui che Trump e Biden si stanno giocando la partita. Trump spera di ripetere il risultato del 2016 nel Midwest (magari provando a scalare la “montagna Minnesota” che gli è sfuggita per poco più di 40mila voti) e resistere in Florida, Georgia e Arizona. Biden ha bisogno di ribaltare la situazione nella Rust Belt e continuare gli inroads del Partito democratico al Sud. Sono due strategie speculari. E per ora i sondaggi sembrerebbero dare ragione a Biden. Sempre che i sondaggisti abbiano imparato dai propri errori.
C’è poi la possibilità (concreta?) che queste due strategie funzionino entrambe, ma soltanto a metà. E allora sì che ci sarebbe da divertirsi.