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Chiamate Boris

Il partito aveva scelto per lui l’opzione “dietro le quinte”. Sindaco di Londra, avrebbe dovuto tenere un profilo istituzionale. Primo perché è, appunto, il rappresentante di un’istituzione; secondo perché una sua esposizione mediatica eccessiva avrebbe riacceso le voci (smentite) di una strisciante rivalità con Cameron. Ma questa campagna elettorale, giunta a questo punto, assurdo e inaspettato, ha bisogno di qualcosa di davvero strano. Quel qualcosa ha il ciuffo irrequieto di Boris Johnson. L’ex direttore dello Spectator, famoso perché il gin che aveva in redazione era il migliore di Londra, è stata una delle intuizioni migliori di David Cameron. Dave e Boris sono legati da amicizia sincera e dalla comune convinzione che questa battaglia elettorale è strategica e cruciale per il futuro dei conservatori: persa questa sarà difficile ricostruire e ricostruirsi. Boris Johnson sa come si vincono le campagne elettorali già perse. Sommerso da una fragorosa risata quando ha annunciato di candidarsi a sindaco di Londra, ha inanellato uno dopo l’altro una serie di successi mediatici che hanno letteralmente ucciso l’imbattibile Ken Livingstone. Solo lui oggi può ribaltare il campo elettorale e riconsegnare le chiavi della contesa a David Cameron. Se cercate un segnale che ve lo confermi, leggete qui.

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