L’immigrazione divide il Gop
La riforma della legge sull’immigrazione rischia di causare forti mal di pancia tra i rappresentanti del partito repubblicano. Il Gop vive già da qualche tempo – da prima che Obama venisse rieletto alla Casa Bianca – momenti di introspezione, di ricerca di una nuova anima da poter proporre al agli elettori americani. Ora, al centro del ring, si presentano due correnti del partito in netto disaccordo sul tema dell’immigrazione. In particolare, riguardo alla proposta di legge allo studio di alcuni senatori repubblicani, già ribattezzati la “gang degli otto”.
Di questo gruppo fanno parte, tra gli altri, i senatori Marco Rubio, Jeff Flake, John McCain e Lindsey Graham. E naturalmente è particolarmente rilevante la posizione di Rubio, figlio di immigrati, star in ascesa del partito e da molti condiderato “candidabile” nella prossima campagna per le elezioni presidenziali.
Il tema, che sembra destinato a restare nei prossimi anni al centro del dibattito pubblico, vede il Gop spaccato in due fazioni. Da una parte l’establishment vicino alla grande industria, alle lobby di K-Street e alla Camera di Commercio. Dall’altra, l’ala intransigente rappresentata dai Tea Party e dal think tank Heritage Foundation. Negli ultimi giorni, lo scontro si può riassumere con due nomi: il fondatore di “Americans for Tax Reform”, Grover Norquist e il neo-presidente della Heritage, Jim DeMint.
Il primo, crociato anti tasse che indossa per l’occasione i panni del crociato pro-immigrazione, è favorevole all’idea di concedere l’amnistia a milioni di immigrati clandestini che risiedono attualmente negli Stati Uniti. Norquist organizza i suoi celebri “wednesday meeting” ospitando, tra gli altri, la Camera di Commercio e il Network Leadership (un ramo dell’Action Network americano), entrambi favorevoli all’importazione di manodopera a basso costo proveniente da altri paesi.
Contro di loro c’è la Heritage. L’organizzazione di Norquist mette in discussione un suo studio sul costo (mille miliardi di dollari) che rappresentano per le casse del paese gli immigrati poco qualificati. E oppone a questa ricerca il lavoro realizzato dal Cato Institute, che dimostra come gli irregolari, in realtà, sfruttano i servizi del sistema americano in misura nettamente minore di quanto facciano i cittadini più poveri nati sul suolo statunitense.
Mentre lo scontro infuria a colpi di report, tutti si chiedono da che parte si schiererà Marco Rubio. La gang degli otto svelerà il suo disegno di legge sull’immigrazione la settimana prossima. Per la soluzione del mistero basterà aspettare qualche giorno.