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Ecco come il Pd farà fuori Deb
Servono 50 mila persone di buona volontà che si prendano una domenica da dedicare alla politica, vadano a votare, scrivano Serracchiani con tutte le doppie al posto giusto e, cosa più difficile di tutte, mettano una croce sul simbolo del Pd. Così si avvererà il sogno di Debora e la nuova promessa della rive gauche nostrana avrà un suo posticino a Strasburgo o a Bruxelles, dipende da dove si riunisce l’Europarlamento. Innovativa, giovane, spigliata, faccia e modi acqua e sapone, Debora Serracchiani sembra essere l’unica cosa buona che il Partito Democratico ha prodotto in due anni di difficile esistenza al mondo. Non dice mai quanti anni ha, perché ne ha 38 anche se ne dimostra 15 in meno, e non dice mai qualcosa contro Veltroni, perché W è il suo vero mentore politico e lei è una ortodossa, mica una Franceschini qualsiasi. Dal veltronianissimo ufficio al Loft di Piazza Santi Apostoli,infatti, sono partite le prime mail ai giornali per segnalare l’esplosione della ragazza. E anche se il tam tam si è scatenato su blog, social network e YouTube, la vera cassa di risonanza l’hanno fatta i giornali uolteriani per antonomasia: Messaggero, Repubblica e Unità. Poi ci ha pensato l’amica di famiglia (di W.), Daria Bignardi, a lanciarla sul grande schermo e a farle dire che tutti sono scarsi, tranne lei e l’ex sindaco di Roma. Osannata manco fosse la Thatcher della sinistra e temuta come nemmeno Nilde Iotti, per continuare a vivere bene Debora doveva evitare a tutti i costi di misurarsi con il consenso reale. L’hanno capito tutti i suoi avversari, ma non l’ha compreso lei che proprio non ha resistito al fascino dei mercatini natalizi di Bruxelles e Strasburgo, certamente migliori di quelli che animano Udine nei giorni dell’avvento. Peccato, perché la strategia studiata a tavolino per farla fuori è tanto meschina quanto efficace. Non solo non riceverà nemmeno mezzo voto dalla macchina DS dove la trimurti Zvech-Pegorer-Tesini gliel’ha giurata, non solo l’anima margheritina non la voterebbe nemmeno se l’unica alternativa fosse Mara Carfagna ma hanno pure scelto di schierarle contro anche un tal Lodovico Sonego. Sonego è un carneade pordenonese che pensa che YouTube sia un nuovo gruppo rap di Detroit e che i blog siano una trasmissione della programmazione serale di RaiTre. Ma Sonego è stato anche il potentissimo assessore ai Trasporti della defunta Giunta Illy, capace di tessere intricate trame scritte sull’asfalto dell’A4 e che gli sono valse stime trasversali e decisive all’interno del centrosinistra friulano e veneto. Come se non bastasse, è di area diessina, la stessa della nostra amata Deb e la sua candidatura appare oggi il colpo di grazia per le speranze della giovane avvocatessa udinese. L’hanno fatta contenta e l’hanno fatta fuori in un colpo solo, senza che nessuno, nemmeno l’adorabile Walter facesse qualcosa per salvarla. Un capolavoro degno del miglior Togliatti. Adesso Debora gira il Friuli come una trottola alla ricerca di consensi. Incontra gente, stringe mani, sente crescere la sensazione positiva di una vittoria. Dentro di sé crede di farcela. Fuori, il mondo intero trama contro di lei. A noi gli eroi solitari piacciono a prescindere. Se poi si mettono contro la peggiore delle classi dirigenti di questo paese, c’è pure il rischio che, pur condividendo molto poco, si faccia il tifo per lei.