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Neverending story

Se vuoi guardare dentro questo pasticcio brutto della Provincia di Udine, devi toglierti le lenti della politica e metterti un bel paio di occhiali deformanti. La prospettiva da utilizzare è quella di Marzio Strassoldo di Graffembergo. Non esistono partiti, processi politici, ragioni di opportunità: c’è solo il Conte e il suo contado. Lo scranno di Presidente della Provincia è il suo trono, i 137 comuni su cui insiste l’ente sono il suo territorio, il suo Friuli, la sua gente. Non ci sono dimissioni che tengano, perchè potrai anche non essere più il Presidente di una delle quattro province di questa Regione ma non puoi certo dimetterti da paladino della friulanità. E allora: meglio il patibolo che la fuga. Strassoldo è politicamente morto, la sua esperienza è ormai conclusa nel modo peggiore ma devono essergli riecheggiati in mente i versi manzoniani de”Il Cinque Maggio”: due volte nella polvere, due volte sull’altar. Ha pensato che sull’altare, lui, due volte ci è già salito, nel 2001 e nel 2006, e che nella polvere c’è caduto una prima volta con l’affaire Grillo e una seconda con questa storiaccia di Tavoschi. E si è sentito un pò Napoleone. Ha radunato i suoi nella ideale Waterloo della Giunta Provinciale e ha spiegato che era tutto ok, che niente era cambiato e che lui era stato eletto dai cittadini, non da quattro parucconi che accidentalmente fanno i segretari dei partiti della Cdl. A dire il vero Strassoldo una certa insofferenza verso i partiti l’ha sempre dimostrata: ha tradito patti, fatto fuori assessori, disatteso indicazioni. Non ha mai avuto paura di sbagliare perchè era la gente il suo datore di lavoro, non i partiti. E la gente gli aveva firmato una cambiale in bianco. Non ha cambiato idea, almeno in questo. Non riconosce legittimità ad un Consiglio Provinciale democraticamente eletto ma diretto da chi in quel Consiglio non ci siede. E così ha scatenato i suoi generali a seminar zizzania: i consiglieri di Forza Italia, alcuni dissidenti di Lega e Udc e tutti quelli che in queste ore si sono spesi per salvargli la poltrona. Napoleone a Waterloo era convinto di vincere, nonostante gli mancassero i generali migliori. Strassoldo qui è convinto di vincere perchè ha ottimi generali. A mancare a Marzio è l’esercito, la gente comune, il feeling col popolo. Non quel popolo rumoroso che lo ha assediato in Consiglio fischiandolo e invitandolo ad andarsene ma la tanta, tantissima gente che in silenzio lo ha votato, in silenzio lo ha sostenuto e in silenzio, adesso, si sente tradita. Salverà la poltrona, forse, grazie ai generali. Perderà la faccia, sicuramente, davanti ai Friulani

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