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Siamo fatti così
Siamo un bel popolo, per l’amor del cielo. Ma abbiamo alcuni difetti. Il problema è che sono cronici. E il problema ancor più grande è che non sono compatibili con un paese civile. Siamo francesi dentro, amiamo le ghigliottine. Viviamo nella perenne speranza che, un giorno, ci sarà un nuovo Piazzale Loreto a lavarci via l’onta di un nemico che sopportiamo poco. Siamo fatti così,inutile nasconderlo. Mischiamo continuamente opportunità politica e giustizia, voglia di chiarezza e sete di condanna, dibattiti e tintinnar di manette. Da Fassino a Storace, passando per i guai del Premier. Viviamo in un perenne corto-circuito: affari, politica, giustizia, informazione. Non c’è niente di male che poteri “forti”, affari, banche, gruppi editoriali e quant’altro gravita intorno a questo paese si schieri. Tutto è lecito e tutto sarebbe normale. Se non fosse che,spesso, tutto questo implica una dichiarazione di “terzietà apparente” e una continua invadenza del campo che sarebbe proprio della politica. Accade questo nelle “regioni rosse” con le cooperative rosse. Accade questo con gli editoriali del Corriere della Sera che ringraziano Bertinotti per averli protetti nelle scalate giornalistiche. Accade questo con le scalate alle banche e con Fassino e i Ds da una parte e gli ultimi resistenti di Fazio dall’altra. Due fazioni, due Italie, due corporazioni. L’una contro l’altra armata. Il problema non è che ci siano, il problema è che non avvenga alla luce del sole. E se tutto questo potrà essere risolto con una grande operazione “casa di vetro” che metta sotto i riflettori questi intrecci, per la giustizia il discorso si fa complesso. Il giudice è (dovrebbe essere) l’esempio della terzietà, dell’imparzialità e del bilanciamento del potere politico. Il potere politico compie scelte di per sè parziali, che tutelano certi interessi e non altri. Il potere giudiziario dovrebbe essere l’opposto. Dovrebbe essere lo Stato che si fa arbitro tra le parti, che distribuisce e tutela i diritti di ognuno quando la distribuzione o la tutela diventano difficili o imprecise. Così non è, non ora. La giustizia è diventata un carrozzone da avanspettacolo. Le aule sono state trasformate, quando va bene, in teatri greci in cui recitare una parte, quando va male in autentiche forche caudine. Non è così che dev’essere. Perchè non può essere sempre un caso. Non può essere un caso che nel 1994 l’avviso di garanzia arrivò prima ai giornali che al diretto interessato. Non può essere un caso che alla vigilia dello scontro televisivo Prodi-Berlusconi esplodano casi di giustizia che riguardano sempre e solo una parte politica. Non può essere un caso che su Unipol non si indaga più (pur essendo vergognose le intercettazioni pubblicate). Non dico ci sia un disegno, non dico sia un teorema, non dico sia un complotto. Dico che non va bene, questo sì. E non va bene anche se fossero azioni isolate, che non hanno nulla di organico. Perchè significa che la giustizia in questo paese non funziona, non per limiti strutturali. Non per la lunghezza dei processi. Non per l’inadguatezza delle indagini.No. Non funziona perchè smette di essere giustizia e diventa parte in causa.