Tokyo prepara la sua difesa
Torna la tensione militare in Asia orientale. Di fronte all’imminente test missilistico minacciato dalla Corea del Nord, infatti, il Giappone ha deciso di dispiegare il proprio sistema di difesa missilistica: la televisione giapponese ha mostrato le immagini di tre cacciatorpedinieri Aegis armati di missili intercettori SM-3 diretti verso il Mar cinese orientale e il mar del Giappone.
Secondo le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal governo della Corea del Nord, il regime si appresta a lanciare un razzo “che dovrà portare in orbita un satellite di tipo Unha-3 utile per le comunicazioni”. In realtà molti analisti ritengono invece che Pyongyang si appresti a provare un missile intercontinentale con capacità nucleare. Da ottobre, secondo fonti di intelligence nipponica, una squadra di tecnici nucleari iraniani vive nel Paese.
Una fonte di AsiaNews del ministero degli Interni sudcoreano spiega: “Non abbiamo dati sicuri perché non è possibile averne. Una rampa c’è, attività intorno alla rampa anche. Ma non possiamo dire se sia un satellite o un missile. Certo, Pyongyang non si è mai interessata ad altro che non siano armamenti. Noi comunque siamo pronti”.
Malgrado gli appelli lanciati da vari Paesi perché la prova venga sospesa, l’agenzia sudcoreana Yonhap sostiene che “tutto lascia pensare che Pyongyang abbia già ultimato i suoi preparativi per il lancio da una rampa situata nella parte nord-occidentale del Paese”.
Il lancio dovrebbe avvenire fra il 10 e il 22 dicembre. Si tratta di una forbice molto ampia che ha un alto valore simbolico e che cerca di evitare l’incognita neve, che potrebbe bloccare la buona riuscita del lancio. In questo periodo di tempo ricorrono infatti due avvenimenti “sensibili”: il primo è il 17 dicembre, primo anniversario della morte dell’ex dittatore Kim Jong-il; il secondo è il 19 dicembre, data delle elezioni presidenziali sudcoreane.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha avvertito alcuni giorni fa Pyongyang dei rischi associati a un’iniziativa considerata dai Paesi membri come “estremamente inopportuna” e che potrebbe portare a nuove sanzioni internazionali oltre a quelle già in vigore. La Corea del Nord ha effettuato fino ad ora due test nucleari, nel 2006 e 2009, con ordigni al plutonio; nel 2010 ha iniziato invece le attività di arricchimento dell’uranio.
Pyongyang aveva effettuato già nell’aprile scorso un lancio satellitare – considerato dai Paesi occidentali un test missilistico a tutti gli effetti, dato che la tecnologia impiegata è identica – ma il razzo vettore era precipitato in mare pochi secondi dopo il decollo: un fallimento costato (secondo il governo sudcoreano) 850 milioni di dollari. Una cifra sufficiente a risolvere per almeno sei anni i problemi alimentari della Corea del Nord.
Da parte sua, la Corea del Sud ha esortato Pyongyang a rinunciare al suo programma missilistico e a cominciare a rimborsare Seoul per le centinaia di milioni di dollari in aiuti alimentari percepiti negli anni. Tra il 2000 e il 2007 Seoul a fornito a Pyongyang 2,6 milioni di tonnellate di aiuti per un totale di 720 milioni di dollari. Gli aiuti erano rimborsabili in 20 anni, a condizioni vantaggiose, con una prima tranche di 5,83 milioni di dollari prevista lo scorso giugno. Secondo un rapporto pubblicato oggi dalla Corea del Sud, solo quest’anno Pyongyang ha speso per lo sviluppo dei suoi missili 1,3 milioni di dollari.