L’Obamacare spacca i democratici
Sono tempi duri, per Barack Obama. E per chi, dopo la mezza vittoria sullo “shutdown” già si immaginava un secondo mandato in discesa per l’inquilino della Casa Bianca, capace magari di spianare la strada all’elezione di Hillary Clinton nel 2016. Il disastroso esordio dell’Obamacare, la riforma sanitaria su cui il presidente americano ha investito gran parte dell’enorme capitale politico che prima gli elettori e poi la compiacenza dei mainstream media gli avevano messo a disposizione, ha infatti spazzato via – e in fretta – l’euforia di democratici e fiancheggiatori.
Tanto che, dopo il crollo nei sondaggi, è arrivato anche il fuoco amico che non t’aspetti. Prima Bill Clinton, presidente-icona per i Dems e aspirante “first-husband” nel 2016 (a cui la mancata riforma della sanità affidata alla moglie Hillary costò la clamorosa sconfitta alle elezioni di mezzo termine del 1994), che ha invitato Obama a tenere fede alle proprie promesse, anche a costo di modificare l’impianto normativo della riforma. Clinton, naturalmente, si riferisce alla promessa fatta dal presidente secondo cui i cittadini americani che già possedevano un’assicurazione sanitaria, se soddisfatti, avrebbero potuto mantenerla in ogni caso. Una boutade da campagna elettorale, palesemente falsa, che la stampa americana ha fatto scivolare come l’olio su un’opinione pubblica distratta. La stessa opinione pubblica che ora, colpita con durezza nei propri interessi, si sta ribellando contro il presidente.
Ieri, poi, è arrivata una mazzata ancora più dura. Ad armarsi di penna contro l’Obamacare, infatti, è stato addirittura Ezra Klein, columnist del “Washington Post”, ex blogger-prodigio della sinistra americana, da anni uno degli alleati più affidabili (ed ascoltati) della Casa Bianca. Ebbene, l’editoriale di Klein pubblicato ieri dal quotidiano preferito dell’establishment statunitense non è soltanto un atto d’accusa, durissimo, contro alcune storture della riforma sanitaria. Ma descrive una dinamica politica che sta già spingendo alcuni parlamentari democratici a lavorare per modificare una legge ritenuta, fino a qualche giorno fa, “intoccabile”.
“Il problema maggiore per l’amministrazione Obama nel difendere la legge – scrive Klein – è la perdita di credibilità con i democratici al Congresso e, francamente, con chiunque altro. Hanno fatto passare la legge basandosi su promesse che non potevano mantenere. Hanno clamorosamente pasticciato nell’implementazione. E ora sembra che gli aggiustamenti al sito Healthcare.gov non saranno effettuati entro la deadline che loro stessi avevano fissto. I democratici al Congresso si sentono ingannati. Ancora peggio, non si sentono più in grado di fidarsi dell’amministrazione. E la prospettiva delle elezioni di mid-term li innervosisce moltissimo”.
Capofila di questi democratici inquieti – a cui le parole di Clinton hanno offerto una copertura politica fenomenale – è sicuramente una senatrice della Louisiana, Mary Landrieu, che nel novembre del 2014 dovrà difendere il proprio seggio in uno stato tradizionalmente repubblicano. La proposta della Landrieu, che a Klein non piace affatto (e che alcuni repubblicani considerano una trappola), è in ogni caso il sintomo di un malessere diffuso nel partito democratico. A causa dell’Obamacare, le possibilità di riconquistare il pieno controllo del Congresso nel prossimo novembre diventano ogni giorno più scarse. E con il “job approval” di Obama che viaggia sui livelli dell’ultimo Bush jr., anche le previsioni meteorologiche per il 2016 – malgrado la guerra civile permanente all’interno del Partito repubblicano – non sembrano più fantastiche (per i democratici) come nei giorni dello shutdown.