La solita storia
I peggiori nemici della natura sono quelli che guardano all’uomo come causa di ogni male: in questo modo, negano uno degli aspetti principali della natura, vale a dire che è viva, in evoluzione, a tratti meravigliosa e ammaliante, in altri momenti drammatica e violenta. Al consolidato moralismo di maniera per commentare le tragedie provocate dall’urto della natura in tutta la sua forza, se n’è aggiunto di nuovo, con l’uomo sempre ed unico colpevole e ad oggi di fronte al giudice inquisitore aggravato da presunte accuse economiche. Che la presenza degli esseri umani incida sul corso della Terra è inevitabile, altrimenti vorrebbe dire che non ci sarebbero uomini su questo pianeta e, a Dio piacendo, non è così per fortuna. Ma la storia insegna che così come l’uomo si è adattato alla natura per sopravvivere, allo stesso modo è avvenuto il contrario.
Nella sua logica scarna ed efficace di chi è cresciuto in un territorio che da sempre fa i conti con la potenza dell’acqua come la Pianura Padana, Giovannino Guareschi scrisse nell’introduzione a “Don Camillo”, pubblicato per la prima volta nel 1948, quando ancora l’esasperato ecologismo non aveva preso piede: «Gli uomini cercano di corregge la geografia bucando le montagne e deviando i fiumi e, così facendo, si illudono di dare un corso diverso alla storia, ma non modificano un bel niente, perché, un bel giorno, tutto andrà a catafascio. E le acque ingoieranno i ponti, e romperanno le dighe, e riempiranno le miniere; crolleranno le case e i palazzi e le catapecchie, e l’erba crescerà sulle macerie e tutto ritornerà terra».