Ipocrisia nucleare
Il sistema americano è fatto di pesi e contrappesi, volti a tutelare le minoranze dalla dittatura della maggioranza. Ieri in Senato qualcosa è cambiato. I giornali statunitensi parlano di svolta storica. Il Filibustering, lo strumento con cui da sempre le opposizioni hanno fatto ostruzionismo, è stato privato della sua forza dando maggiore rilevanza al suo antidoto: il Cloture. La decisione ufficialmente è stata presa per far fronte all’eccessivo ricorso a questa pratica da parte repubblicana che nella camera alta è in minoranza. Senza entrare nel merito della questione, senza cioè voler stabilire se sia giusto o meno limitare questo potere, spieghiamo come sono andati i fatti.
Tutto inizia con un big bang. Un’esplosione nucleare. È così che si chiama infatti l’opzione fatta valere dal leader della maggioranza Harry Reid e che permette al Senato di cambiare le sue regole in materia di filibustiering sulle nomine presidenziali, ad esclusione dei giudici della Corte Suprema. Mentre resta fissata a 60 voti la super maggioranza necessaria a far concludere l’ostruzionismo in caso di un disegno di legge. Questo cambiamento pone fine a una tradizione che risale ai primi giorni della repubblica. Per i primi 118 anni della nazione, non esistevano limiti al dibattito in Senato. Nel 1917, si limitò per la prima volta la discussione stabilendo che per raggiungere il cloture era necessaria una maggioranza di due terzi dei voti. Nel 1975, tale soglia fu ridotta a 60 voti su 100. Oggi, sarà sufficiente la maggioranza semplice, quindi 51 voti, per abbattere l’ostruzionismo.
Si tratta, come si è capito, di un regolamento interno alla camera alta dello stato e non ci sarebbe nulla di male (si può essere favorevoli o contrari) a una modifica, se al centro della questione non fossero scivolati il solito Barack Obama, il suo vice Joe Biden e l’autore stesso dell’opzione nucleare Harry Reid. Nel nemmeno troppo lontano 2005, il Senato era a maggioranza repubblicana e i lavori allora erano continuamente rallentati dal filubustering democratico, tanto che il Gop aveva minacciato di intervenire contro l’ostruzionismo. Guarda caso tutti e tre gli elementi di spicco del partito democratico si schierarono ferocemente contro la Nuclear Option:
“Presidente, intervengo oggi per esortare i miei colleghi a riflettere sulle implicazioni di ciò che è stato chiamato l’opzione nucleare e l’effetto che potrebbero avere su quest’aula e in questo paese. Esorto tutti noi a pensare non solo di vincere ogni controversia, ma di proteggere il dibattito libero e democratico”. (Barack Obama)
“L’opzione nucleare distrugge il senso di fair play americano… inclinando il campo di gioco dalla parte di chi controlla e gestisce il campo. Io dico ai miei amici sul lato repubblicano: si può possedere il campo in questo momento, ma non puoi possederlo per sempre. Prego Dio che quando i democratici riprenderanno il controllo, non facciano gli stessi errori che si stanno commettendo ora”. (Joe Biden)
Anche Harry Reid si oppose. Quella crisi si concluse con un accordo, attraverso la mediazione bipartisan della “Gang of 14”. Si stabilì che i senatori avrebbero fatto ricorso al filibustering solo in circostanze straordinarie, ma non vennero apportati cambiamenti regolamentari in seno al Congresso. Oggi, i motivi che hanno mosso i repubblicani a opporsi in modo netto e continuativo alle nomine del presidente Obama riguardano la loro forte vocazione ideologica. Si tratta di giudici federali d’appello che ricoprirebbero cariche in posizioni di scarso interesse per la nazione (dato che avrebbero un carico di lavoro bassissimo). Sembrano due elementi che per lo meno renderebbero necessario un confronto nelle aule preposte. Ma poco male. All’ipocrisia democratica è permesso tutto, anche far esplodere un ordigno nucleare nel cuore della capitale.