Stasera tocca ai vice
Questa non è una serata per protagonisti. Il secondo dibattito tv in vista delle elezioni presidenziali Usa si apre al Centre College di Danville, Kentucky, e vedrà sotto i riflettori i due candidati alla vicepresidenza. Non sarà uno show risolutivo dal punto di vista elettorale. La Casa Bianca non si vince a fine trasmissione (non è un telequiz), ma i novanta minuti di diretta serviranno soprattutto a scoprire qualche aspetto in più sulla personalità dei due sfidanti.
Tutti gli argomenti di politica – interna ed estera – potranno essere oggetto di discussione e i fuochi d’artificio sembrano assicurati. Paul Ryan è il vice di Mitt Romney, repubblicano, deputato conservatore del Wisconsin. Un giovane di 42 anni che da 14 è membro della Camera dei Rappresentanti, dove è stato presidente del Comitato bilancio. Di conti se ne intende e quando parla di numeri non è facile stargli dietro: lo dimostra la sua proposta di ridimensionamento della spesa e di riequilibrio del deficit. Romney, un uomo non proprio integrato con la vera anima del conservatorismo americano, l’ha fatta propria, inserendola in campagna elettorale.
Il ragazzo del Wisconsin crede sempre in quello che dice. E si vede. Anche se qualcuno gli contesta una visione troppo individualista dello stato. Qualche tempo fa ha affermato: “Sono estremamente viscerale. Credo in ciò in cui credo e faccio sempre quello che faccio”.
Ryan ha costruito la sua immagine premendo sul volto privato dell’America. Simpatizzante del movimento dei Tea Party propose, mentre al Congresso si discuteva la riforma sanitaria del presidente Obama, un ridimensionamento dell’impatto pubblico con l’obiettivo di tenere i conti in ordine. I democratici risposero che questo disegno avrebbe costretto pensionati e disabili a pagare migliaia di dollari in più per le cure mediche. Ci si aspetta che Biden cavalchi questa paura, mentre i repubblicani cercheranno di conquistare il consenso degli indecisi delusi, che rimproverano Obama di non aver fatto abbastanza per risanare il debito.
Dal canto suo, l’attuale numero due dell’amministrazione democratica può vantare una maggiore esperienza politica del rivale, soprattutto negli affari esteri. Ex presidente della Commissione Esteri del Senato, ha 69 anni e da 36 siede al Senato. È un veterano con due presidenziali dietro le spalle, ma con un difetto che ridimensiona nettamente questo potenziale vantaggio: fa ridere. Le sue uscite fuori luogo, le gaffe, sono leggendarie. Una delle ultime, la foto che lo ritraeva seduto in compagnia di una banda di riders, con una faccia da marpione mentre abbracciava una motociclista tutt’altro che avvenente. O quando, lo scorso settembre, sua moglie Jill è inciampata involontariamente in un grottesco siparietto sugli attributi del marito.
L’atmosfera del dibattito potrebbe riscaldarsi intorno alle questioni economiche, le politiche sociali e l’ormai celebre Medicare. Questi sono stati i punti salienti dell’intera campagna elettorale, rimasti sotto i riflettori per mesi, all’attenzione anche dell’elettore meno interessato. Ma, considerando le ultime rivelazioni sulla crisi in Libia ed Egitto dello scorso 12 settembre, non è escluso che Ryan sia pronto ad attaccare anche sulla politica estera.