Anno nuovo, Obama vecchio

Chuck Hagel è stato nominato a 66 anni nuovo Segretario alla difesa degli Stati Uniti. Non che l’età c’entri qualcosa, il fatto che sia stato scelto per guidare il Pentagono ha tutt’altro tipo di rilevanza. Il disegno è politico. E si iscrive nella bagarre che al Congresso vede protagonisti repubblicani e democratici. Chi si aspettava un 2013 bipartisan per il presidente Obama si sbagliava. Archiviato il caso Susan Rice, tutto faceva pensare a un approccio morbido dell’amministrazione. L’ambasciatrice all’Onu correva per la carica di Segretario di stato, ma la forte opposizione da parte repubblicana e le critiche per la conduzione del post attentato di Benghasi riuscirono a far cancellare il suo nome dalla lista dei papabili successori a lady Clinton.

Quella decisione arriva prima dello scontro sul Fiscal Cliff in cui la linea dura di Obama porta risultati tutto sommato positivi per i Dem. È qui che si rende evidente quale sarà la strada che il presidente intende percorrere nei prossimi quattro anni. Una politica senza sconti che il senatore Lidsey Graham definisce “in your face”, quando si trova a parlare della nomina di Hagel. Hagel è repubblicano. Ma un repubblicano, anzi “il” repubblicano più odiato dai repubblicani. È un cane sciolto, per molti uno che non ha paura di dire ciò che pensa, infischiandosene di linee guida e leadership. Per altri, uno che ormai è fuori dalla corrente mainstream del partito. In sostanza, non gli appartiene la linea neocon, divenuta prevalente dopo l’attacco alle Torri Gemelle.

È uno degli ultimi realisti figli dell’era Kissinger, devoto alla dottrina che lo portò fuori dal Vietnam. Sostituirà Leon Panetta e da reduce si oppose duramente nel 2003 alla campagna militare irachena e probabilmente sarà uno dei Segretari alla difesa più lontani da Israele. In un’intervista nel 2006, Hagel offese molti gruppi pro-Israele sostenendo che la “lobby ebraica” intimidisce i legislatori di Capitol Hill. Suggerì poi che gli Usa avrebbero dovuto negoziare con l’Iran e che Israele dovrebbe negoziare con Hamas, considerata da Tel Aviv e da molte altre capitali occidentali una vera e propria organizzazione terroristica.

Ha un rapporto complicato con repubblicani e democratici. Nelle sale del Campidoglio il suo nome trova il favore e la critica degli uni e degli altri in modo confuso. Non c’è una voce unanime che lo assolva o lo condanni. Fa discutere. Il numero due repubblicano al Senato, John Cornyn del Texas, è tra coloro che lo contrastano: “Le sue dichiarazioni scioccanti del passato, in particolare quella che riguarda il dialogo con gli stati canaglia come l’Iran, sono estremamente chiare e rendono bene l’idea di chi sia”. Graham afferma: “Se fosse confermato, sarebbe il segretario alla difesa più ostile allo stato di Israele nella storia della nostra nazione”.

Hagel riuscirà a farcela se sarà supportato da tutti i democratici. È come se Obama volesse mettere alla prova gli avversari, facendogli fare fuoco contro uno di loro. Al Senato i Dem hanno la maggioranza: 55 seggi contro i 45 del Gop. Hanno ampliato il vantaggio alle ultime elezioni e gli bastano 5 voti tra i repubblicani per superare la loro opposizione. La strada sembra spianata. Ma chi aveva parlato di un mandato bipartisan per il presidente aveva sbagliato qualche calcolo: anno nuovo, Obama vecchio.

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