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Con quegli occhi pieni di vita

Mi ha chiamato in disparte,a modo suo. Senza farsi notare. Mi ha chiesto di sedermi, davanti a lei e di ascoltare,senza parlare. Per me Claudia è sempre stata una persona speciale. Ci eravamo visti, eravamo diventati amici,poi ci eravamo persi di vista. Senza soluzione di continuità, tutto in un’estate. Poi il distacco, le storie. Diverse e parallele. Come due mondi che non si toccano mai. Oggi l’ho rivista, col suo carico di bellezza e serenità. Quegli occhi verdi, che mi squadrano, dolcemente, e quella voce flebile ma decisa. “Devo morire, volevo che tu lo sapessi”. Niente di più,niente di meno. Non parlo, non perchè me l’avesse chiesto. Ma perchè non ho parole. Non capisco. Mi sembra un’uscita stravagante. Allora parla lei: la malattia, il ricovero, l’irreversibilità, la speranza. Quella che c’era e che ora non c’è più. Tutto da sola. Ha affrontato tutto da sola. Medici, corsie, ospedali, visite, analisi, responsi. Non ha voluto nessuno a fianco. Non ha voluto la comprensione, la pietà, l’affetto di qualcuno. Quegli occhi continuano a squadrarmi, dall’alto in basso e io continuo a stare muto. Niente da dire, niente da raccontare. Avrei voluto parlare di me, dei miei problemi, dei miei sogni, delle mie speranze. Ma non hanno senso di fronte a questo. E forse non l’hanno mai avuto un senso. E’disarmante. Mi abbraccia, mi stringe forte e mi dice che ama questa vita, che mi vuole bene. Che era importante dirmelo e che si sente meglio. Nei suoi occhi verdi la vedo brillare quella voglia di vivere, vedo risplendere il rispetto per la vita che ha. Mi ci specchio, spaurito e quando esco all’aperto ringrazio il Cielo di tutto quanto. Ci sono persone a cui ho dato troppo, e persone a cui ho dato troppo poco. Oggi ho ricevuto il dono più bello, il regalo migliore che il destino potesse offrirmi: la consapevolezza che, nonostante tutto, amo questa mia vita più di ogni altra cosa al mondo.

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