Tags

Related Posts

Share This

Tanto peggio, tanto meglio

In Italia c’è un bel gruppetto di persone (intellettuali, industriali, direttori di giornale et similia) che attendono con ansia ogni dato Istat, ogni grafichetto del Cnr, ogni minima variazione congiunturale. Non per commentarla, ma per vedere se tutto va male. Gli provoca piacere fisico sapere che questo paese va male, che l’economia non va più, che la disoccupazione sale e bla,bla, bla. Perchè così possono riprendere in mano il loro teorema: Berlusconi è un disastro, Berlusconi è cattivo, è tutta colpa sua. Così capita che gli ultimi dati Istat dicano che le cose vanno benino e, non potendo inventarsi uno sciopero come hanno fatto per oscurare Silvio in Confindustria (ma come lo oscuri uno così?!), hanno deciso di ignorare la notizia. Ma la notizia c’è. E va fatta girare. Gli ordini, anno su anno, sono cresciuti del 9,8%, il fatturato dell’8,4%, la domanda estera del 16,6%. +26,6% negli autoveicoli. +17% nelle calzature, nel tessile, nei mobili. C’è ancora materiale per spiegare la malafede di questi “poteri forti dal consenso debole”: quando,secondo l’Istat, la corsa dell’occupazione si fermò, ogni giornale aprì dicendo che nemmeno il lavoro in Italia funzionava più. Qui,nel nostro piccolo, vi spiegammo perchè la rilevazione Istat aveva poco senso. E i fatti, poche settimane dopo, ci danno ragione. La disoccupazione scende ancora, al 7,7%. Ed è un dato destagionalizzato, il che significa che “l’effetto primavera” di cui parla la CGIL non c’entra nienta. Il problema vero è che qui, qualcuno, si è speso a fare le barricate su una legge (la legge Biagi) e, smentito dalla realtà, non sa più come difendersi. Parlano di contratti tutti precari. Vi dico perchè non è vero. Se così fosse avremmo dei differenziali alti tra una rilevazione e l’altra. E sopratutto, avremo dati in continuo movimento che ridisegnerebbero, ad ogni rilevazione, la geografia occupazionale di questo paese. Qui avviene proprio il contrario. I dati sono in crescita stabile, le persone al lavoro sono sempre le stesse, i contratti a progetto funzionano e servono ad inserire il lavoratore nel ciclo produttivo. Quando funzionava il pacchetto Treu noi, ad ogni rilevazione, abbiamo osservato un mercato instabile, che cambiava continuamente. Qui, la tendenza è quella della stabilizzazione verso l’alto. Ossia verso la piena occupazione. Ancora: il dato del precariato è falsato perchè vi vengono inseriti anche i contratti delle pubbliche amministrazionei e i contratti dei dirigenti che sono “collaboratori”,molto spesso, per scelta propria. Le pubbliche amministrazioni (regioni,comuni e province..governate da chi?) sono le maggiori fruitrici dei contratti ad alta flessibilità in entrata. E sono anche quelle che con più difficoltà confermano i lavoratori in maniera stabile. Nell’imprenditoria privata questo non avviene e sia i contratti di inserimento che quelli a progetto hanno un altissimo tasso di “riconversione verso la stabilità”. Ma non basta questo. Il nostro mercato del lavoro ha reagito alla grande in un periodo difficile per l’economia mondiale (europea in primis). Se non ci credete andate a prendervi i dati di Francia (dove stanno cercando di correre ai ripari, ma mi sa che è tardi) e Germania (dove hanno deciso di correre ai ripari, delocalizzando in Romania). E’ inutile far crescere il PIL di un paese in maniera disomogenea rispetto al resto del sistema. E’ inutile e dannoso che l’Italia veda crescere la sua produzione se questa viene delocalizzata. Perchè,come  in Germania, finiremo per avere una crescita acccettabile e una disoccupazione altissima (ieri sera a Porta a Porta, qualcuno gliel’avrebbe dovuto dire Diliberto). La prima condizione per far girare un paese e farlo ripartire e mettere più gente possibile al lavoro. Questo governo, questa legge così criminalizzata, ci sono riusciti egregiamente. Se davvero stiamo agganciando la ripresa allora vedremo i risultati della legge 30. Con la CDl al governo però, perchè se dovesse vincere la sinistra, un minuto dopo avremo tutti delle opportunità in meno. Chi ha già un lavoro non verrà mai licenziato, fino a che la sua azienda non fallirà. Chi non ha un lavoro non lo troverà, ma tanto a loro cosa gliene frega. I sindacati difendono i lavoratori, mica i discoccupati.

468 ad