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Il recount va fatto, ma non si può

  Io sono per il recount, e i motivi sono moltissimi. Primo: In un sistema maggioritario in cui un solo voto “sposta” settanta parlamentari non si può rimanere col dubbio atroce che la vittoria numerica sia di una parte quando non lo è. Mi spiego: con un riparto proporzionale dei seggi noi avremo una camera dei deputati perfettamente divisa a metà. Salvo il gioco dei “resti” delle cifre elettorali ci dovremmo trovare di fronte ad una parità di parlamentari tra le due coalizioni. Grazie alla nuova legge elettorale (di stampo maggioritario) così non è. Con un solo voto in più si ottiene il premio di maggioranza e si governa. Io sono d’accordo con questa impostazione, ma non si può tacere il fatto che i voti vanno ricontati quando la differenza tra le due coalizioni è così esigua. E non perchè ci possano essere brogli, ma perchè ci possono essere (anzi,sicuramente ci sono) errori. Sia da una parte che dall’altra. Potrebbe,infatti, accadere che il recount ci dica che l’Unione è in vantaggio di molto di più che 25.000 voti. Secondo: esiste una discrepanza tra il numero di votanti (dato dall’affluenza) e la somma tra schede valide, bianche, nulle e contestate. Questa discrepanza (che esite spessissimo, per gli errori materiali di cui sopra) è stata quantificata in 120.000 schede. E’ chiaro a tutti che se la differenza tra le due coalizioni fosse nell’ordine dei milioni di voti nessuno penserebbe di controllare. Ma è evidente che le schede “missing” sono 5 volte superiori al distacco tra le due coalizioni. E’ doveroso, credo, andare a darci un’occhiata. Terzo: c’è una seconda discrepanza numerica. Pur essendo maggiore il numero di elettori alla Camera (e conseguentemente il numero di voti espressi), le schede nulle sono in misura decisamente minore che al Senato. Qui, non ci sono motivi tecnici per un ricorso ma sicuramente rimane la curiosità di capire come possa essere successo. Quarto: rimane il dubbio della lista “Lega Alleanza Lombarda”. L’interpretazione letterale della legge,secondo me, non lascia dubbi: quei voti non andrebbero conteggiati. Però c’è da aggiungere una cosa: in un sistema maggioritario con riparto proporzionale è evidente che le liste apparentate chiedano il voto per sè,ma è altrettanto evidente che prima di tutto il voto espresso sia un voto di coalizione. Quindi su questo mi trovo in disaccordo con la parte della Cdl che chiede di togliere quei voti a Prodi. Al massimo si sarebbe potuto (nel caso Lega Alleanza Lombarda avesse ottenuto un deputato) non riconoscere a quel partito il seggio guadagnato,lasciandolo comunque in dote alla coalizione. Fuori dai tecnicismi giuridici, qui bisogna secondo me tutelare la volontà dell’elettore. Appare chiaro a tutti,infatti, che si trattava di un voto innanzitutto di coalizione (tanto che il premio di maggioranza lo si da alla coalizione,non al partito) quindi sottrarre quei voti a Prodi apparirebbe una forzatura contro il sistema delineato dalla legge. Detto tutto questo ribadisco che il riconteggio dei voti apparirebbe una forma di tutela equa della volontà del corpo elettorale. Ma bisognava pensarci prima. Con l’elaborazione della nuova legge elettorale era doveroso riformare anche il sistema dei controlli: cambiare la Costituzione nella parte in cui affida alle Giunte per le elezioni (interne ai Parlamenti) il compito di vigilare su eventuali irregolarità e delegare tale compito ad un organo giurisdizionale terzo. Così facendo saremmo riusciti a controllare almeno le schede nulle entro l’insediamento delle camere.Così non è stato per un’evidente discrepanza sistemica tra sistema elettorale e norme sul controllo dell’esisto del voto. Pensare ora, a Camere insediate, di controllare i voti significa,nel migliore dei casi, ottenere un risultato entro due anni. Uno stallo che non farebbe bene al paese; quindi lasciamo perdere.

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