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Cameron goes Darfur. E rilancia una strategia globale per la democrazia
Se gli dici che è un neocon, David Cameron si arrabbia. Lui è un “conservatore liberale” e dei neocon,probabilmente, non ha mai apprezzato una cosa in particolare: che sono americani. O meglio: che è stata l’amministrazione Bush ad adottarli e che, quindi, il Regno Unito è finito al massimo per essere quello che andava al traino Usa. Questo è il vero dilemma di David Cameron: riportare l’Inghilterra al centro. Politicamente ed operativamente, per Londra dovranno passare le questioni più importanti di politica estera. Per Londra e Washington, non prima a Washington e poi a Londra,di rimbalzo. Non poteva essere certo l’Iraq il terreno su cui fare gli innovatori, non poteva essere il medio-oriente e tantomeno l’Afghanistan. Così Cameron ha deciso di giocare d’anticipo, di prendere una bandiera, di farla sua e di portare avanti una strategia che fosse prima di tutto “British conservative”. Ne è nata una battaglia idealista che più non si può, neoconservatrice più di dei neocon americani: combattere ogni genocidio, bloccare ogni ingiustizia, rendere questo mondo un mondo migliore. Per rendere migliore la Gran Bretagna. Se la cosa vi ricorda il “Safer World, Safer America” che campeggiava durante la campagna per la rielezione di George W Bush, siete sulla strada giusta e avete capito che i due leaders, in fondo, tanto lontani non sono. Cameron è,ora, il capo dell’opposizione di sua Maestà e,concretamente, non può incidere sulla politica estera del governo di Tony Blair. Ma può incidere, con forza, sulle strategie future. La strategia futura sembra essere al momento un bipolarismo conservatore, con gli Stati Uniti (se vincesse McCain,sopratutto) e l’Europa guidata da questa new vision compassionevole che trova in Cameron e Sarkozy i suoi uomini forti. Speak Corner: WestBromBlog , All Mod Cons, Maoddi, ToryDiary, Andrew Mitchell