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Secondi Fini

Che Fini fosse il successore designato di Silvio Berlusconi era ormai chiaro a tutti. Che Berlusconi lo incoronasse con così grande chiarezza, il giorno in cui “compie” 13 anni la sua discesa in campo, forse, non se lo aspettavano in molti. Comunque avvenga questa successione, per imposizione o per via democratica, sembra essere un passaggio naturale, quasi ineludibile. Visti da questa prospettiva, gli ultimi dieci anni di Gianfranco Fini assumono un significato diverso. Chi lo considera un politico mediocre, sempre secondo di qualcuno (Almirante prima, Berlusconi poi) dovrà,con tutta evidenza, ricredersi. Da Fiuggi in avanti la storia politica del leader di An è stata un continuo susseguirsi di svolte,strappi,rilanci e accelerazioni. A prima vista era un uomo senza partito, un re senza castello, al massimo una buona presenza televisiva. Gianfranco Fini, invece, giocava la sua personalissima partita col potere. Prima la fecondazione assistita, poi i pacs, la scelta convintamente filo-atlantica e l’appoggio incondizionato ad Israele, la convergenza verso un moderno conservatorismo popolare non erano il segno tangibile di una mancanza di rotta quanto la mappa evidente di una scalata. Quella scalata, pazza e ragionata al tempo stesso, che lo ha messo costantemente in rotta di collisione con il suo partito e in aperto contrasto con la base. Ma, nonostante le apparenze da pavido, Fini è un coraggioso. Prima di chiunque altro ha capito che la prossima classe dirigente europea sarà conservatrice e che, con ogni evidenza, un leader conservatore moderno era quello che mancava all’Italia. Nel documento “Ripensare il centrodestra” non c’era la negazione di ciò che la destra è stata quanto il desiderio di ciò che dovrebbe essere in futuro: una destra moderata e conservatrice, con l’individuo al centro, il mercato dove si può e lo stato dove serve. Una destra che questo paese schizofrenico non ha mai nemmeno concepito e che oggi più che mai possiamo disegnare unendo i puntini di quella che, fra qualche anno, ci sembrerà la splendida cavalcata dell’ex leader del Msi. Fini,più di chiunque altro, sarà ricordato per quello che poteva essere il brutto anatroccolo ed è diventato uno degli attori principali della storia repubblicana. Da protagonista, da Presidente del Consiglio.

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