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Ancora voi, ancora Noi

Una volta ancora, una di più, le ombre sono apparse all’orizzonte. Avevano la faccia cupa e triste di Desdemona Lioce, gli occhi vibranti di odio di Mario Galesi. Con nomi diversi, certo, ma con la stessa carica omicida e sprezzante della vita altrui. Ci hanno provato, di nuovo, come in un film già visto. Nel mirino i soliti “padroni”, i complici dei padroni e tutti quanti venissero percepiti come “diversi”. Per un attimo, uno soltanto, ci è sembrato di rivivere quei momenti. Per un secondo abbiamo pensato a Pietro Ichino come un nuovo Marco Biagi. Un nuovo incubo che ritorna, e ogni volta è più brutto di prima. Chiunque metta il naso nel mondo del diritto del lavoro diventa un bersaglio. Mobile, ma pur sempre un bersaglio. Questa volta,però, la storia è girata. Il destino si è fermato un attimo e ha invertito la rotta. Lo Stato è arrivato prima di loro, prima del loro dito sul grilletto di una P38, prima del loro odio che ti colpisce alle spalle, prima della loro vigliaccheria travestita da rivoluzione culturale permanente. Quello Stato, oggi, ha opposto ai nuovi Galesi gli occhi pieni di speranza di Pietro Ichino che, condannato a morte da questi mercenari dell’odio di classe, ha invitato, coi suoi soliti modi composti, a “non chinare la testa”. Quella testa che non chinò mai Marco Biagi, quella testa che teneva ben alta Massimo D’Antona. Hanno ucciso due campioni del giuslavorismo italiano e si sono trovati davanti un altro uomo coraggioso, capace di sfidarli a colpi di libri e di editoriali. Non dev’essergli andata giù e hanno alzato il livello dello scontro. Hanno pensato di sfidare lo Stato a colpi di pallottole e non ci sono riusciti. L’Italia delle persone per bene, questa volta, ha vinto e il problema più serio che questi signori hanno è che,per quanto veloce possano sparare, ci sarà sempre un Emanuele Petri pronto a fermarli. Questa vittoria sulla barbarie del terrorismo politico è dedicata a lui. Questa vittoria è,in fondo, un pò di tutti noi.

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