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Nel bene e nel male

Di Tony Blair si potrà dire (e si dirà) sicuramente di tutto. Ciò che è certo, e gli inglesi lo hanno capito perfettamente, è che è stato un leader: nel bene e nel male. Ha cavalcato un’economia solida, ha tutelato la tenuta sociale del sistema, ha retto e vinto la sfida della globalizzazione. I detrattori dicono abbia trovato tutto pronto, almeno gli dobbiamo riconoscere di essere stato bravo a comunicare meriti solo parzialmente suoi. Ha spesso sfidato i conservatori sul loro terreno e,per tre volte di fila, ha vinto. E’ stato un alleato fedele degli Stati Uniti e ne ha tratto pochissimi vantaggi in termini di consenso interno ma si è formato un profilo da statista che rimarrà negli anni. Adesso l’Inghilterra deve scegliere tra il Blairismo senza Blair impersonato da Gordon Brown e il futuro compassionevole dipinto da David Cameron. Noi, come sapete, stiamo col secondo ma,oggi, a dieci anni dall’inizio del Tony Labourism non possiamo non ammettere che quest’uomo ha segnato la storia e dettato i ritmi di gran parte delle scelte politiche del Vecchio Continente. Anche Cameron e Brown, seppur con esiti diversi, sono politicamente figli di Tony.

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