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Avere un leader e non accorgersene

  No,non è Silvio Berlusconi. E nemmeno il suo alter ego coi capelli rossi. E’ un politico che ha avuto il coraggio di dire che “l’identità è il motore che deve muovere le nostre azioni, non la coperta dietro cui nascondersi”. Lo stesso che due secondi dopo ha spiegato che Berlusconi ha commesso un grande errore a non spingere sull’acceleratore del Partito Unico e che quell’esperimento di cui tutti ridiamo (partito democratico+primarie) in fondo ci sta dicendo che loro hanno avuto il coraggio di fare delle scelte e noi no. Le hanno fatte male, certo, ma le hanno fatte. Noi, intanto, proponiamo grandi novità capaci di guidare processi politici nuovi, come la destra epuratrice di Storace. Oppure accorriamo ad osannare il giovane Adinolfi candidato premier o giù di lì. All’unico leader vero di questo centrodestra, all’unico uomo capace di fare politica con la P maiuscola, rinfacciamo tutto e il contrario di tutto: di essere stato fascista o di non esserlo più, di essere razzista e di volere il voto per gli immigrati. In verità quel che spaventa, e dovrebbe spaventare più di qualcuno, è la terribile lucidità che dimostra nel cogliere i pericoli dell’antipolitica e nel rifiutare i partiti unici creati per decreto dal Presidente ma che dovrebbero nascere “dal basso”. Come possa un’imposizione venire “dal basso” ancora ce lo devono spiegare. Servirebbero, invece, menti capaci di guidare i processi e leader naturali che prendessero decisioni coraggiosi. Per ora abbiamo un grande partito con un leader che non sa più che fare e un grande leader con un partito che non sa se crescere. Il bivio è lì davanti: l’innovazione o il declino, la vittoria o la sconfitta, il coraggio o la paura.

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