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Non capiranno mai

Veltroni pareva aver capito: serviva recuperare il feeling con il Nord. E allora via con le parate a Mirafiori, le inaugurazioni alla Fiera di Milano e un linguaggio riformista che sembrava voler riprendere il dialogo troppe volte interrotto con le piccole medie imprese della parte più produttiva del paese. Poi arrivano le nomine dell’esecutivo e, all’improvviso, si svela la natura reale di quest’accozzaglia di neo-ex-post-qualcosa. Un solo rappresentante per l’intero nord-est, il mestrino Causin, nessuno per il Friuli, pochissimo per il resto del nord. Premiate, in qualche modo, le roccaforti storiche del voto rosso (Ravenna con Giangrandi, Firenze con Pistelli, la Liguria con Pinotti e Orlando) e la capitale con ben cinque romani. E’ un errore clamoroso: questo Pd nasce come il più romanocentrico dei partiti esistenti e l’impressione è che qui, qualcuno, inizi ad accorgersene.

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